martedì 26 gennaio 2010

AVATER - Riflessioni

Bellissimo, il film in sè. Comune, la storia: il solito scontro tra bene e male che, con qualche morto di troppo, si conclude con la vittoria del bene. Pessime invece, le conclusioni che ne traggo, ed ora spiego il perché.
Mentre osservavo il film apparivano nella mia mente come dei flashback. Sono un appassionato della storia dei nativi americani, e nel rivedere alcune scene di Avatar credo sia lampante, per chi come me sa qualcosa a riguardo, un collegamento tra il film e l’esperienza che è toccata nei secoli a quella gente. Tanto nella storia come nella fantasia, degli invasori “colonizzano” un pianeta, un territorio che è già degli indigeni, vi ci stabiliscono piano piano per perseguire determinati scopi, fino a bramare una “fetta di torta” un po’ troppo grande, cosa che scatena l’ostilità degli abitanti originari. Di qui una lotta continua, la morte, la sconfitta o vittoria a seconda del punto di vista da cui si guarda la faccenda. I nativi, manco a dirlo, perdono. Muoiono. Perdono parte dei loro territori, più o meno sacri. D’accordo, nel film sembra che alla fine siano i nativi ad aver la meglio, ma è una vittoria parziale, a mio parere.
Ora, un semplice parallelismo mi si potrà dire, e può esser vero. Può esser vero che oltre a ciò che ho già detto vi siano altri aspetti comuni, sempre riconducibili al fatto di essere gli abitanti “originari” di un territorio. C’è un legame profondo, anche nel film, con la natura, con la terra. La Madre Terra dona energia agli esseri viventi, la si deve rispettare. Gli animali sono nostri fratelli, non li si caccia per divertimento, ma per necessità e nel modo meno doloroso possibile. Un giorno, quando moriremo, restituiremo il favore che loro ci fanno saziandoci diventando a nostra volta nutrimento per loro, sotto forma di erba. Sono aspetti questi delle culture native. Io dico, in questo caso, nativi americani.
Il regista è americano (anche se in realtà è canadese). Il film è, diciamo, di impronta americana.
Ora, mi chiedo: è casuale questo collegamento, questo parallelismo che è sorto nella mia mente o è voluto? E’ un tema importante: la storia ha assistito al maltrattamento, alla deportazione, al massacro di intere tribù, e pochi sanno come si sono svolti realmente i fatti. I media ne parlano poco. Eppure non si può ignorare una cosa che, anche se passata da secoli, ha portato così tanta sofferenza. Un film forse può offrire l’occasione di sottolineare il tema. Poteva essere una buona occasione, e sottolineo l’imperfetto. Si perché, se il parallelismo l’ho visto solo io, non è stato voluto, è molto male. Se invece il parallelismo era voluto, se magari il regista ha fatto il mio stesso ragionamento, credo sarebbe stato opportuno quantomeno dar più risalto a quest’aspetto. Io sinceramente, tramite i mezzi d’informazione, non ho mai sentito menzione a tutto ciò.
Posso capire che la storia dei nativi americani non sia molto commerciale. Non vende, non attira le masse. Non attira le masse lo sterminio di popoli interi, di gente fiera e indomabile, le lotte impari eppure all’ordine del giorno, la sofferenza di molti.. quando invece attira un film che racconta di una tredicenne che inizia a drogarsi.. mah..
Mi domando allora, alla fine di tutto questo, perché andare ad inventare una storia (un po’ dozzinale) da zero, mentre si aveva a disposizione un pezzo di storia dell’umanità bello e pronto per esser portato a conoscenza del grande pubblico?

Infine, un cenno all’aspetto ecologista del film. Credo che la cultura dei nativi americani abbia molto da insegnarci, riguardo al rispetto di ciò che ci circonda. Si tratta di non inquinare. Di non deforestare inutilmente. Di non sprecare le risorse naturali. Di non uccidere per il solo gusto di farlo qualsiasi creatura vivente. (dai bambini che uccidono gli insetti agli uomini che vanno a caccia di orsi per avere un trofeo da esibire). Di non staccare i fili d’erba solo perché non si sa che fare. Di non gettare cartacce mentre si cammina per i monti. Si chiama, tutto questo, rispetto. E noi uomini non sappiamo cosa voglia dire realmente questa parola. Io credo che ci stiamo distruggendo con le nostre stesse mani. Credo che siamo corrotti dalla cupidigia, e anche un po’ stupidi e ciechi. Non vediamo quante meraviglie ci circondano? Non vediamo che le stiamo piano piano ditruggendo?
Io tra 40 anni vorrei vedere delle foreste con gli orsi, delle praterie con i bisonti, delle boscaglie con le tigri, dei rinoceronti in libertà. Non vorrei dover andare allo zoo per vedere gli animali, e non vorrei dover guardare delle cartoline di 20 anni prima per vedere un bel paesaggio naturale.