Rompo il silenzio mediatico del blog per rispondere indirettamente ad un "giornalista" (si va beh, di un quotidiano locale.. ho detto tutto!) che col suo articolo su "gli italiani all'estero" ha fatto rumore (locale!). Riporto qui di seguito l'articolo ed a seguire, la mia risposta.
Tratto da: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/21/italiani-allestero-ecco-come-passano-realmente-il-loro-tempo/850529/ - Matteo Cavezzali
"Tutto era iniziato con la fuga dei cervelli. Vi ricordate? Giovani talentuosi che andavano all’estero per dare pieno appagamento al proprio talento. Poi hanno iniziato ad andarsene pure quegli altri. Quelli normali, diciamo. Che non si sa mai, all’estero, magari ‘sti inglesi o ‘sti fiamminghi sono zucconi e ci facciamo comunque una bella figura. E quello è stato l’inizio della fine.
Ma poi per le feste tornano tutti a casa. Per abbuffarsi di lasagne e tortellini, per salutare i parenti. Ma soprattutto, per spiegare a noi “italioti” come si sta al mondo. Vuoi mettere la soddisfazione? Là in Svezia o in Francia è pieno di italiani, e dirlo con loro non dà gusto, invece venirlo a spiegare a noi… che siamo ancora qua a vedere il faccione di Silvio al Tg come negli anni ’90, che siamo ancora qua a sorbirci il campionato la domenica, a litigare al semaforo, a fare la fila alle poste e a pagare il canone Rai… dirlo a noi sì che dà gusto.
E allora parte il disco, che loro mica lo sanno che la stessa cosa te l’hanno già detta gli altri dieci prima di loro, uguale. O forse lo sanno benissimo, ma tanto fa niente. E si comincia con i “Ma come fai a stare ancora in Italia?” e i “Che paese incivile”, e i “Ma qua da voi non cambia mai niente” e io gli risponderei “Da voi?! Ma da voi cosa, che stai a Londra da tre settimane! Che se non lo scrivevi venti volte su facebook non se ne accorgeva nessuno che non c’eri più e pensavano che c’avessi avuto un’influenza”. Ma non è finita perché poi rincarano la dose con l’immancabile: “Se uno come te, con le tue idee, venisse a London (!?) sai quante cose faresti?”. Ma de che?
E allora ho deciso di andarli a trovare tutti. Andare a vedere dove stanno, cosa combinano e se stavano bluffando. Ma non era possibile, ci voleva troppo tempo. Allora ho chiesto in giro. Ho fatto “un’indagine trasversale” diciamo. Ed ecco cosa fanno i cervelli all’estero:
1. Girano solo con altri italiani. Sì, avete capito bene, se ne sono andati perché “basta degli italiani non ne posso più” e girano solo con italiani (i sardi poi girano solo coi sardi).
2. Sanno tutto dell’Italia, in particolare di Berlusconi e della sua vita sessuale. Se ne sono andati per non sentirne più parlare e poi evidentemente gli è venuta nostalgia.
3. Hanno freddo. Vivono in paesi in cui spesso non sorge nemmeno il sole. Stanno morendo di freddo, ma non lo ammetteranno mai. Mai.
4. Mangiano da schifo. Pesce affumicato, wurstel, orsetti gommosi, patate fritte. I più fortunati trovano un asporto cinese o un kebabbaro. Cercano disperatamente una pizza decente, alcuni giurano anche di averla trovata. Ma stanno mentendo.
5. Fanno lavori del cavolo che in Italia non avrebbero mai fatto. Se ne sono andati al grido di “Non posso stare in Italia a pulire dei cessi, ho una laurea io!” e ora puliscono cessi a Nantes. Che vuoi mettere un cesso di Nantes contro un cesso di San Lazzaro di Savena!?
6. Fregano. Sì, proprio come gli italiani qua, non pagano il biglietto del tram, passano con il rosso, cercano in ogni modo di evadere le tasse. E si credono ancora più furbi perché anche se sono in un paese “serio” e “europeo” riescono a farla franca.
7. La nota più dolente. Non possono più tornare in Italia senza un senso di fastidio. Non tanto per il fatto di essere in un paese allo sbando, ma perché non potrebbero mai ammettere di aver scoperto di essere anche loro solo degli italiani.
Ps: il contenuto di questo post è dettato prevalentemente da un sentimento che alcuni mi dicono chiamarsi invidia. Molti dei miei migliori amici vivono oggi a Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles, Monaco, Barcellona. Ho per altro scoperto con grande stupore che leggono anche le cose che scrivo quindi: Volevo dirvi che vi voglio molto bene e non parlavo assolutamente di voi. Davvero. Poi ve lo dico di chi stavo parlando. Ma in privato. Quando tornate per le prossime feste."
La mia risposta:
Matteo, se volevi scrivere qualcosa tanto per essere in evidenza
ci sei riuscito. Peccato che tu abbia “ciccato” in pieno sulla fondatezza dei
tuoi argomenti. La risorsa numero uno degli Italiani (e di tutti coloro) che
vanno all’estero, non e' tanto un cervello grande o una laurea fica, e’ il sapersi aprire, integrare. Punto uno. Concetto che collide con
tutti i punti da te elencati. Che sono peraltro applicabili a buona parte di
italiani all’estero – ne vedo ogni giorno! – ma quelli io li chiamo “turisti”
che hanno solo piu’ tempo da investire e un unico obiettivo di andare un po’ da
qualche parte “cool” e potersela tirare un po’ (infondatamente) una volta a casa dicendo di aver
vissuto all’estero. Ti parlo dall’Australia, poi, patria di spiacevoli episodi del genere (dalla quale non vedo l’ora di
andarmene, in contrasto con gli altri italiani!).
Ti dico la mia? A me sta
sulle palle non solo il mio paese (in misura minore), per quanto arretrato e patetico e' (guarda Berlusconi e la compagnia sua, tutto il parlamento, che anche tu elencavi) ma soprattutto gran parte
degli italiani. Siamo proprio ridicoli. E questi descritti dal tuo articolo
sono alcuni tra i peggio. Giornalisti che scrivono articoli del genere poi,
sono piu’ o meno allo stesso livello.
Ora, io non sono una Bibbia dell'emigrazione e non ho un gran cervello tal da consentirmi di cadere sotto la categoria "fuga di cervelli" - peccato, altrimenti avrei gia' casa in California e lavorerei per Google, che invece sfrutto solo come misero utente! Non pretendo di insegnare nulla a nessuno. Almeno, ho viaggiato e vissuto
in altri paesi, non solo l’Australia, e personalmente EVITO gli italiani (continuo a parlare
inglese quando li incontro), leggo il NY Times e non Repubblica o il Gazzettino, e al posto della Gazzetta dello Sport leggo Yahoo Sports.NFL. Mi cucino ogni
giorno cibo sano e nutriente (ok, i gnocchi li sa fare solo mia madre, tu sai
farli invece?), faccio i lavori che trovo E che mi piacciono, e quando torno in
Italia (solo perche’, purtroppo, finora, ho scelto solo paesi dove e’
IMPOSSIBILE ottenere un visto stabile, non come diversi italiani che, ad esempio, si sentono anche se comprensibilmente contenti, abnormalmente gasati per aver ottenuto uno sponsor in Australia - grado di difficolta', se ti metti in combriccola con altri italiani, pari a fare una pizza) si, ho un certo senso di fastidio. E sai
quando lo provo? Appena parlo con certi italiani. Forse anche con uno come te, sentirei quanto meno un forte prurito.
Saluti,
Cloud Rider