Visto il poco tempo a disposizione per scrivere, vi tengo aggiornati con qualche foto del mio ultimo mese. Ho cercato di riassumere un po' gli highlights, i posti piu' degni di nota, le cose piu' strane o eccitanti capitatemi. Le foto non sono le migliori, e non rendono molto in quanto sbiadite e sgranata dal ridimensionamento necessario (compressione).
Spero diano comunque un'idea di cosa sta passando per i miei occhi e per la mia testa.
Da Austin, Texas, tanti saluti da un Manu indaffarato, spesso stanco, spesso affamato, spesso sporco.. ma felice come una pasqua per quel che sta facendo!
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Death
Valley @ Badwater Basin. Copyright Emanuele Canton, 2013
Il punto geografico piu’ basso in Nord America. Vorrei dire
anche il piu’ dannatamente caldo in quel giorno, il termometro segnava 105F.
Scoprite voi cosa equivale in gradi. La Death Valley non e’ pero’ solo deserto:
ci sono diverse montagne, e la vista da Wildrose peak o il tramonto a Dante’s
view sono cose che non dimentichero’ facilmente.
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Hermits
Trail viewpoint @ Grand Canyon NP. Copyright Emanuele Canton, 2013
La Hermits e’ una delle piste meno battute a Grand Canyon,
complice la lontananza dal villaggio e la “minor attrattivita’” rispetto a
sentieri piu’ blasonati. Resta degno di nota comunque lo spettacolo che solo
Grand Canyon sa offrire. Io appartengo a questo posto, lo sento mio. E’ uno di
quei posti, nel paese, dove ogni volta che entro, mi sento a casa. Ormai
conosco ogni angolo del villaggio, e ora che sono sceso giu’ al fiume, piu’ o
meno anche ogni sentiero tra quelli principali. E’ meraviglioso laggiu’.
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Mooney
Falls before the climb down. Copyright Emanuele Canton, 2013
Spettacolare Mooney Falls nel canyon di Havasupai. Una
mini-scalata di circa 25 metri conduce ai piedi della cascata. (Io continuavo
invano a domandarmi dove fosse il sentiero: semplicemente non riuscivo a trovare
una strada che mi conducesse giu’. Dopo aver provato a scendere attraverso
rocce e sassi alla ben’e’ meglio, tornato sul sentiero chiedo ad una signora
dove diavolo fosse la pista per scendere. “C’e’ la scala laggiu’”, mi veniva
detto.)
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Petrified
Forest NP. Copyright Emanuele Canton, 2013
Petrified Forest, ho amato quell posto. Mi ha ricordato
terribilmente il South Dakota. Sembravano le Badlands, in miniatura. Ma con un
sacco di trochi d’albero pietrificati, ricchi di colori. La guida attraverso
quelle Badlands al tramonto, il pasto solitario in mezzo alle praterie, e il
ranger che mi scopre a dormire in macchina e mi scorta gentilmente all’uscita..
sono il resto dell’avventura.
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Canyon de Chelly vista. Copyright Emanuele Canton, 2013
Riserva Navajo. Canyon de Chelly e’ detto fratello minore di
Grand Canyon. In mio parere, molto minore. Ci arrivavo con aspettative molto
superiori, e ne son rimasto un po’ deluso. Non e’ nemmeno comparabile a Grand
Canyon a dire il vero. La cosa stupefacente, comunque, e’ che i Navajo
tutt’oggi vivono nel fondo del canyon, e dai diversi viewpoint si possono
intravedere le sparute fattorie, qualche jeep, i cavalli e le mucche che
pascolano liberamente sulla vegetazione che cresce nei tratti ombreggiati.
Diverso.
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Monument Valley, a Mesa. Copyright Emanuele Canton, 2013
Non ho volute sprecare le mie foto migliori per questa
location. Ovviamente, le tengo per occasioni migliori, mi spiace! Il posto
comunque e’ degno di nota. Nonostante la strada non sia certo da guidare in 500
(ho avuto difficolta’ con il mio Explorer in certi punti), e nonostante sia
gestita in maniera poco furba dai Navajo (credo siano un popolo di
simpaticoni tutto sommato, ma poco
inclini al commercio “astuto”), il paesaggio e’ unico. O quasi. Famosissimo di
sicuro. Il loop di 17 miglia giu’ nella valle e’ un must. Bisgona prepararsi a
polvere rossa ovunque. (I vetri del mio Explorer ne sono, dopo 3 settimane,
ancora incrostati, cosa che mi fornisce protezione la notte quando dormo in
macchina!) Ingresso 5$. La Valley of the Gods, poco piu’ avanti, non e’ nemmeno
un parco ed e’ gratuita, e praticamente deserta. Scegliere la seconda per
evitare le folle di Monument Valley.
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Nowhere’s
shack. Copyright Emanuele Canton, 2013
L’America tante volte e’ anche questo: ghost-towns che una
volta fiorirono (spesso e volentieri per qualche boom minerario o perche’ la
ferrovia inizio’ a passare vicino alla citta’, come in questo caso) e che poi,
inevitabilmente, si spopolarono. Ad oggi rimane qualche vecchio abitante – si contano
sulle dita di una mano – e tanti cartelli del tipo “CLOSED” o “KEEP OUT”.
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Carlsbad
Caverns NP. Copyright Emanuele Canton, 2013
Uno dei sistemi di caverne piu’ belli al mondo, meglio
conservati e sapientemente gestiti. C’e’ in programma una ricostruzione del
sistema elettrico tramite installazione di luci a led per risparmiare energia e
ridurre l’impatto sulle formazioni rocciose. Inoltre, li ho scoperto quanto
l’americano voglia essere comodo: ho trovato toilettes perfettamente costruite
e mantenute, con carta igienica e acqua corrente, un ascensore ed un chiosco
dove poter fare colazione, il tutto giu’ in profondita’ nelle caverne. La cosa
mi ha lasciato a bocca aperta. Oltre alla pigrizia dell’americano, mi ha fatto
meravigliare di fronte all’ingegno umano (americano peraltro!) – non fatemi
fare paragoni con le caverne italiane se no mi viene da imprecare. Se c’e’ un
chiosco che vende biglietti all’ingresso mi sa che e’ tanto.
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Gopher
Snake, Guadalupe peak, Texas. Copyright Emanuele Canton, 2013
La creatura sulla quale stavo per camminare sopra durante la
mia ascesa del picco piu’ alto del Texas. La visuale da lassu’, un chiaro 360’
su uno stato che assolutamente sto rivalutando. Non e’ la piatta distesa di
allevamenti che si puo’ immaginare. Il Texas e’ molto altro.
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Big Bend’s
Chisos mountains, Big Bend NP, Texas. Copyright Emanuele Canton, 2013
Non ho potuto non innamorarmi di queste montagne che, per
quanto piccole, offrono un ambiente cosi’ unico e raro che e’ impossibile non
adorare. Terra desertica ma elevata a piu’ di 1600 metri d’altezza, regno di
orsi neri e puma, ragni e serpenti, e panorami mozzafiato sul deserto
circostante. Questo e’ il Chisos Basin. (ah, e free-wifi tutto attorno al
visitor center, con prese per la corrente sul patio della lodge. Fenomenale)
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Big Bend’s
tarantula. Copyright Emanuele Canton, 2013
Quando ne ho schivata un ache mi ha attraversato la strada,
ho pensato: “Cazzo che bestia! Doveva essere per forza una tarantola, cosi’
grande”. Avevo perso l’occasione di vederla da vicino, pero’. Dopo 500 metri,
eccone un’altra che scorgo a bordo strada. Hanno le dimensioni di un criceto,
non puoi non vederle, nere e pelose come sono sulla sabbia ocra del deserto. La
seconda volta inchiodo e mi fermo. E’ enorme. Vederla “selvatica” e non
rinchiusa in una teca fa un altro effetto. Prendo un bastoncino e provo a
stimolarne un attacco. Niente. Non mostra nemmeno i denti o alza le zampe come
le si vede fare in tv, nei documentari. Ne deduco che la cosa e’ fattibile.. e
poso la mia mano a terra, mentre il ragno delicatamente cammina sopra di essa.
Che esperienza! Le zampacce pelose della bestia sulla mia mano! Ho sudato
freddo per qualche secondo, e poi.. puf, andata. Camminano dannatamente veloci,
those lil’ bastards!
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The Rio
Grande, Big Bend NP, Texas. Copyright Emanuele Canton, 2013
Ecco da dove vengono I messicani. A sinistra, vedete gli
USA. A destra il Messico. Io pensavo – da ignorante – anche dato il nome, che
il Rio Grande fosse un fiume GRANDE. Ebbene, una volta giunto li, dopo aver
letto cartelli su cartelli di stare attenti, ci sono i messicani, tenteranno di
venderti roba, cio’ e’ illegale, se gli dai corda attraversano il fiume e cio’
e’ un crimine, guarda i tuoi effetti.. insomma, sembrava di entrare in territorio
di guerra. Immaginavo un fiume enorme sorvegliato da pattuglie fluviali del
Border Control e orde di messicani assiepati dalla parte opposta a mo’ di
colonia di pinguini, pronti a gettarsi in acqua e tentare l’attraversamento.
Arrivo e mi vedo sto fiumetto da due soldi. Rimango a bocca aperta. “AND THAT’S
IT?!”, esclamo! Ebbene, si. Ad ogni modo il canyon e’ carino. Ci sono i
messicani pero’, attenzione!
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