mercoledì 15 maggio 2013

Fotoriassunto: un mese di roadtrip USA

Visto il poco tempo a disposizione per scrivere, vi tengo aggiornati con qualche foto del mio ultimo mese. Ho cercato di riassumere un po' gli highlights, i posti piu' degni di nota, le cose piu' strane o eccitanti capitatemi. Le foto non sono le migliori, e non rendono molto in quanto sbiadite e sgranata dal ridimensionamento necessario (compressione).
Spero diano comunque un'idea di cosa sta passando per i miei occhi e per la mia testa.
Da Austin, Texas, tanti saluti da un Manu indaffarato, spesso stanco, spesso affamato, spesso sporco.. ma felice come una pasqua per quel che sta facendo!


Death Valley @ Badwater Basin. Copyright Emanuele Canton, 2013
Il punto geografico piu’ basso in Nord America. Vorrei dire anche il piu’ dannatamente caldo in quel giorno, il termometro segnava 105F. Scoprite voi cosa equivale in gradi. La Death Valley non e’ pero’ solo deserto: ci sono diverse montagne, e la vista da Wildrose peak o il tramonto a Dante’s view sono cose che non dimentichero’ facilmente.

Hermits Trail viewpoint @ Grand Canyon NP. Copyright Emanuele Canton, 2013
La Hermits e’ una delle piste meno battute a Grand Canyon, complice la lontananza dal villaggio e la “minor attrattivita’” rispetto a sentieri piu’ blasonati. Resta degno di nota comunque lo spettacolo che solo Grand Canyon sa offrire. Io appartengo a questo posto, lo sento mio. E’ uno di quei posti, nel paese, dove ogni volta che entro, mi sento a casa. Ormai conosco ogni angolo del villaggio, e ora che sono sceso giu’ al fiume, piu’ o meno anche ogni sentiero tra quelli principali. E’ meraviglioso laggiu’.

Mooney Falls before the climb down. Copyright Emanuele Canton, 2013
Spettacolare Mooney Falls nel canyon di Havasupai. Una mini-scalata di circa 25 metri conduce ai piedi della cascata. (Io continuavo invano a domandarmi dove fosse il sentiero: semplicemente non riuscivo a trovare una strada che mi conducesse giu’. Dopo aver provato a scendere attraverso rocce e sassi alla ben’e’ meglio, tornato sul sentiero chiedo ad una signora dove diavolo fosse la pista per scendere. “C’e’ la scala laggiu’”, mi veniva detto.)

Petrified Forest NP. Copyright Emanuele Canton, 2013
Petrified Forest, ho amato quell posto. Mi ha ricordato terribilmente il South Dakota. Sembravano le Badlands, in miniatura. Ma con un sacco di trochi d’albero pietrificati, ricchi di colori. La guida attraverso quelle Badlands al tramonto, il pasto solitario in mezzo alle praterie, e il ranger che mi scopre a dormire in macchina e mi scorta gentilmente all’uscita.. sono il resto dell’avventura.

Canyon de Chelly vista. Copyright Emanuele Canton, 2013
Riserva Navajo. Canyon de Chelly e’ detto fratello minore di Grand Canyon. In mio parere, molto minore. Ci arrivavo con aspettative molto superiori, e ne son rimasto un po’ deluso. Non e’ nemmeno comparabile a Grand Canyon a dire il vero. La cosa stupefacente, comunque, e’ che i Navajo tutt’oggi vivono nel fondo del canyon, e dai diversi viewpoint si possono intravedere le sparute fattorie, qualche jeep, i cavalli e le mucche che pascolano liberamente sulla vegetazione che cresce nei tratti ombreggiati. Diverso.

Monument Valley, a Mesa. Copyright Emanuele Canton, 2013
Non ho volute sprecare le mie foto migliori per questa location. Ovviamente, le tengo per occasioni migliori, mi spiace! Il posto comunque e’ degno di nota. Nonostante la strada non sia certo da guidare in 500 (ho avuto difficolta’ con il mio Explorer in certi punti), e nonostante sia gestita in maniera poco furba dai Navajo (credo siano un popolo di simpaticoni  tutto sommato, ma poco inclini al commercio “astuto”), il paesaggio e’ unico. O quasi. Famosissimo di sicuro. Il loop di 17 miglia giu’ nella valle e’ un must. Bisgona prepararsi a polvere rossa ovunque. (I vetri del mio Explorer ne sono, dopo 3 settimane, ancora incrostati, cosa che mi fornisce protezione la notte quando dormo in macchina!) Ingresso 5$. La Valley of the Gods, poco piu’ avanti, non e’ nemmeno un parco ed e’ gratuita, e praticamente deserta. Scegliere la seconda per evitare le folle di Monument Valley.

Nowhere’s shack. Copyright Emanuele Canton, 2013
L’America tante volte e’ anche questo: ghost-towns che una volta fiorirono (spesso e volentieri per qualche boom minerario o perche’ la ferrovia inizio’ a passare vicino alla citta’, come in questo caso) e che poi, inevitabilmente, si spopolarono. Ad oggi rimane qualche vecchio abitante – si contano sulle dita di una mano – e tanti cartelli del tipo “CLOSED” o “KEEP OUT”.

Carlsbad Caverns NP. Copyright Emanuele Canton, 2013
Uno dei sistemi di caverne piu’ belli al mondo, meglio conservati e sapientemente gestiti. C’e’ in programma una ricostruzione del sistema elettrico tramite installazione di luci a led per risparmiare energia e ridurre l’impatto sulle formazioni rocciose. Inoltre, li ho scoperto quanto l’americano voglia essere comodo: ho trovato toilettes perfettamente costruite e mantenute, con carta igienica e acqua corrente, un ascensore ed un chiosco dove poter fare colazione, il tutto giu’ in profondita’ nelle caverne. La cosa mi ha lasciato a bocca aperta. Oltre alla pigrizia dell’americano, mi ha fatto meravigliare di fronte all’ingegno umano (americano peraltro!) – non fatemi fare paragoni con le caverne italiane se no mi viene da imprecare. Se c’e’ un chiosco che vende biglietti all’ingresso mi sa che e’ tanto.

Gopher Snake, Guadalupe peak, Texas. Copyright Emanuele Canton, 2013
La creatura sulla quale stavo per camminare sopra durante la mia ascesa del picco piu’ alto del Texas. La visuale da lassu’, un chiaro 360’ su uno stato che assolutamente sto rivalutando. Non e’ la piatta distesa di allevamenti che si puo’ immaginare. Il Texas e’ molto altro.

Big Bend’s Chisos mountains, Big Bend NP, Texas. Copyright Emanuele Canton, 2013
Non ho potuto non innamorarmi di queste montagne che, per quanto piccole, offrono un ambiente cosi’ unico e raro che e’ impossibile non adorare. Terra desertica ma elevata a piu’ di 1600 metri d’altezza, regno di orsi neri e puma, ragni e serpenti, e panorami mozzafiato sul deserto circostante. Questo e’ il Chisos Basin. (ah, e free-wifi tutto attorno al visitor center, con prese per la corrente sul patio della lodge. Fenomenale)

Big Bend’s tarantula. Copyright Emanuele Canton, 2013
Quando ne ho schivata un ache mi ha attraversato la strada, ho pensato: “Cazzo che bestia! Doveva essere per forza una tarantola, cosi’ grande”. Avevo perso l’occasione di vederla da vicino, pero’. Dopo 500 metri, eccone un’altra che scorgo a bordo strada. Hanno le dimensioni di un criceto, non puoi non vederle, nere e pelose come sono sulla sabbia ocra del deserto. La seconda volta inchiodo e mi fermo. E’ enorme. Vederla “selvatica” e non rinchiusa in una teca fa un altro effetto. Prendo un bastoncino e provo a stimolarne un attacco. Niente. Non mostra nemmeno i denti o alza le zampe come le si vede fare in tv, nei documentari. Ne deduco che la cosa e’ fattibile.. e poso la mia mano a terra, mentre il ragno delicatamente cammina sopra di essa. Che esperienza! Le zampacce pelose della bestia sulla mia mano! Ho sudato freddo per qualche secondo, e poi.. puf, andata. Camminano dannatamente veloci, those lil’ bastards!

The Rio Grande, Big Bend NP, Texas. Copyright Emanuele Canton, 2013
Ecco da dove vengono I messicani. A sinistra, vedete gli USA. A destra il Messico. Io pensavo – da ignorante – anche dato il nome, che il Rio Grande fosse un fiume GRANDE. Ebbene, una volta giunto li, dopo aver letto cartelli su cartelli di stare attenti, ci sono i messicani, tenteranno di venderti roba, cio’ e’ illegale, se gli dai corda attraversano il fiume e cio’ e’ un crimine, guarda i tuoi effetti.. insomma, sembrava di entrare in territorio di guerra. Immaginavo un fiume enorme sorvegliato da pattuglie fluviali del Border Control e orde di messicani assiepati dalla parte opposta a mo’ di colonia di pinguini, pronti a gettarsi in acqua e tentare l’attraversamento. Arrivo e mi vedo sto fiumetto da due soldi. Rimango a bocca aperta. “AND THAT’S IT?!”, esclamo! Ebbene, si. Ad ogni modo il canyon e’ carino. Ci sono i messicani pero’, attenzione!

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