domenica 21 luglio 2013

Cody Nite Rodeo

Sono le 8 della sera, il sole picchia ancora sulle teste di parecchia gente, quando si accendono le luci al “World Famous” Cody Nite Rodeo. Siamo nella pacifica cittadina di Cody, Wyoming, 53 miglia ad est del parco di Yellowstone. Citta’ del famoso “Buffalo” Bill Cody, il cacciatore, politico, showman, businessman che piu’ di ogni altra persona ha rappresentato lo spirito del West nella mente di milioni di persone.
Il rodeo sta al cowboy come la pasta all’Italia. Ed il cowboy sta al Wyoming come la pizza sta a Napoli. Sebbene pensando ad un cowboy si possa pensare al Texas – a ragione – ora quella cultura li’ a sud sta scomparendo, soppiantata in modo legale o meno da sombreri, tacos e margaritas. Messicani, insomma. Ovunque. I cowboy sono “long gone”, come si dice qui. Cosa di una volta, ricordi dei bei tempi andati, quando i cowboy radunavano le mandrie giu’ al Pecos e il saperci fare a cavallo aveva senso, valeva denaro, e magari qualche donna in piu’. Qui in Wyoming invece la cultura, l’immagine e’ ancora viva. Debole, ma sopravvive. D’altronde, il simbolo dello stato e’ il cowboy che cavalca un bronco imbizzarrito. Salutando alzando il cappello, con una mano. Cosa che un vero cowboy sa fare peraltro. Il Wyoming incarna la cultura cowboy meglio di ogni altro stato qui. E Cody e’ un ottimo posto per vedere cosa tutto cio’ vuol dire. Lo si scopre parlando con la gente anzitutto, vedendo come vivono, come lavorano sodo, come sopportano il clima e madre natura, come convivono e combattono con lei. Lo si vede visitando una fattoria, un ranch, un allevamento di bestiame. Ma lo si vede anche in un rodeo. Versione un po’ turisteggiante, ma pur sempre stampo della realta’.
Il rodeo. L’arena. Le gradinate. I corrals attorno dove vengono tenuti cavalli, tori e vitelli. E un sacco di cappelli (da cowboy), jeans, camice, cinturoni e stivali. Ovviamente. Non siamo mica a San Francisco. Per fortuna.
 
Cody Nite Rodeo, Cody, WY. Copyright Emanuele Canton, 2013

L’aria si fa frizzante quando entrano i primi contendenti per il “Bronc Saddle riding”. Cavalcare per il tempo piu’ lungo possibile un bronco infuriato, con sella. Non bareback. Speroni giu’ fino alle orecchie del cavallo – penalita’ altrimenti – una mano in aria, e via. Non una cavalcata piacevole, e nemmeno molto lunga.  
Bronc Saddle riding. Copyright Emanuele Canton, 2013
 
C’e’ grande eccitamento e partecipazione per il “Team roping”. In questa specialita’ due cowboys collaborano per tirar giu’ un vitello, uno dei due prendendolo al lazo per il collo, l’altro (compito ovviamente ben piu’ arduo) cercando di catturare entrambe le gambe posteriori. A me sembra impossibile, eppure c’e’ chi riesce a farlo. Penalita’ sono assegnate nel caso di cattura di una sola gamba o di partenza anticipata, lasciando meno possibilita’ al vitello di scappare. Questa disciplina richiede una padronanza magistrale della cavalcatura, del lazo, e di un’ottima dose di tempismo. Un buon cavallo – parliamo di 30-40mila dollari di bestia – e’ una garanzia.
Team roping. Copyright Emanuele Canton, 2013
 
Copyright Emanuele Canton, 2013

Quando poi si arriva ad un classico – il barrel racing – si va giu’ veloce. Scopo della competizione, lanciarsi a tutta velocita’ verso un barile, girargli attorno, virare a 90 gradi verso un altro barile, aggirarlo, fiondarsi verso un terzo barile a fondo pista (i tre barili formano un triangolo isoscele, se le mie nozioni di geometria non m’ingannano) aggirare anch’esso e fulminare il cavallo verso la linea di partenza, a tutta birra. In questa disciplina un cavallo veloce ovviamente aiuta, ma essere leggeri ancor di piu’. E’ cosi’ che vedi ragazzine di 13 anni – dico 13 anni! – spronare i cavalli al massimo, rimbalzare sulla sella mentre la bestia macina terreno, e finire in cima alla classifica. Spaventoso. Mi commuovo, perche’ io cadrei per terra, perche’ io alla loro eta’ non sapevo manco stare sui pattini (nemmeno ora lo so fare ho idea), e perche’ pensare a quanto brave siano e quanto coraggiose anche, beh.. a me fa un certo effetto. 
Barrel racing. Copyright Emanuele Canton, 2013
 
Copyright Emanuele Canton, 2013

Tutti pero’, si sa, attendono la ciliegina sulla torta, l’apice del divertimento, il culmine della serata. Il bull riding! Si apprestano 6 tori che a me sembrano enormi ma che mi vien detto essere “roba tranquilla”. Un cowboy viene quasi sbalzato via dal toro ancora dentro al corral. Cacchio se saltano ste bestie. E quando si apre il cancello.. via! Obiettivo, stare in groppa il piu’ a lungo possibile, senza regole, senza limiti. Solo avere il culo appoggiato al toro. Inutile dire che durano poco i ragazzi la fuori. Ma e’ bello vedere la loro determinazione. Non invidio affatto i clown addetti a distrarre il toro appena dopo la caduta del cowboy, invece. Credo sia la parte piu’ pericolosa di tutte. Non so se preferire essere inseguito da uno di quei cosi o da un bisonte, a dire il vero.. entrambi sembrano terribilmente grossi, incazzati e pericolosi!
Bull riding. Copyright Emanuele Canton, 2013

Le due ore di rodeo scorrono in fretta, piacevoli, interessanti. A me e’ venuta una voglia matta di saperne di piu’, di imparare di piu’. Conversando con un amico texano conosciuto durante la serata, son venuto a sapere diverse cose. La vita qui non e’ tutta rose e fiori, e fare il cowboy non e’ come giocare a sparare agli indiani. Voglio provarlo in prima persona. Provero' a cercare un ranch dove, in cambio del mio lavoro, mi possano insegnare a cavalcare. E mi vestiro’ a puntino: stivali (beh, forse le scarpe da trekking faranno da sostitute), jeans levis, cintura, camicia bianca e cappello texano. Sono pronto a fermarmi qui a Cody, nella valle di Wapiti per un po’. Non ho fretta. E soprattutto, ho troppa voglia di fare il cowboy per un po’! La vita e lo stile di NY ed LA, non fa per me.

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