venerdì 19 luglio 2013

Rangers love me


Devo essere altamente attrattivo o altamente idiota, e non so perche’ tendo ad escludere la prima ipotesi. Sono a Grand Teton, nei pressi di Jackson Lake lodge, e sto guidando il mio truck proprio diretto alla lodge, attorno alle 9 di sera, di ritorno da un giro “a wildlife”. Per nulla produttivo peraltro. Ho i finestrini giu’, e sto ascoltando un po’ di musica a volume “California” come lo chiamo io (del tipo, alto e in barba al posto). Vedo a bordo strada, sull’altro lato, parcheggiato un pickup di un park-ranger, evidentemente di pattuglia. La velocita’ e’ quella giusta, ma non sto indossando le cinture. Non mi preoccupo nemmeno di indossarle mentre passo davanti al ranger. Voglio dire, c’mon now, siamo in un parco, sto facendo le 30 miglia orarie, il massimo danno che posso fare a questa velocita’ e’ sbucciare un ginocchio a qualcuno o graffiarmi il dito un piede. Passo davanti al ranger cantando e pompando “Cruise” dei Florida Georgia line. Pochi metri dopo, cosi’ giusto per curiosita’, do uno sguardo allo specchietto retrovisore e vedo che il ranger si mette in moto, sulla mia stessa direzione, anche se senza accendere le sirene. “Beh”, mi dico, “coincidenza. Dovra’ seguire la stessa direzione”. Poco dopo metto la freccia a sinistra per entrare sul vialetto della lodge. Anche il ranger fa lo stesso, lo specchietto mi fa notare. “Beh”, osservo nuovamente, “per quanto non mi sovvenga il motivo per cui un ranger di pattuglia debba entrare nel parcheggio di una lodge, sara’ evidentemente un’altra coincidenza”. Quando il pernicioso specchietto mi fa infine notare una serie di sirene blu e rosse che si accendono subito dietro di me – sto facendo i 15 mph, se investissi un criceto probabilmente rimbalzerei – smetto di pensare a coincidenze impossibili e accosto a destra, mani sul volante e stereo spento. Magari al ranger i Florida Georgia line stanno sulle palle. Per la prima volta, vedo che il ranger e’ in realta’ UNA ranger. Anche discretamente carina. La prima domanda che mi fa e’, con sguardo sospetto, “C’e’ qualcuno la dietro?”, indicando il retro del truck. Le rispondo che ovviamente no, non c’e’ nessun altro, a meno che non esistano persone capaci di sopportare un viaggio cosi’ penoso la’ dietro. Passa poi ad accusarmi – che presuntuosa! – che mentre la passai pochi minuti prima non stavo indossando le cinture. Io, candido come la neve, “Io? Non sia mai!”. Lei poco convinta “Sei passato abbastanza lento e ho avuto modo di vederlo”. E io di nuovo “Non penso proprio, sai, e’ abbastanza buio magari non si son viste.. sicura fosse il mio truck e non un’altro?”. La cosa piu’ scema che potessi dire. Ma ho imparato una cosa dalla vita: se devi mentire, fallo con convinzione. Me lo insegno’ un professore all’universita’ (cosa si insegna nelle aule italiane eh..), che ci disse “Se non sapete una cosa durante un esame, piuttosto che far scena muta, inventate, ma fatelo con aria convinta. Magari qualcuno vi crede”. E’ quel che spero. Sto cercando di affinare l’arte al meglio. Ad ogni modo, la ranger sembra perplessa. Mi chiede, al solito, patente assicurazione e certificato di proprieta’ dell’auto, per controllare i dati con la loro centrale, come di prassi per ogni tutore della legge che si rispetti. Sento il mio cognome scandito a lettere per l’ennesima volta (credo di essere ricercato in piu’ stati io di Al Zawhairi – o comunque si scriva). Dopo poco l’affascinante ranger torna al mio veicolo, con un sorrisetto stampato sulla bocca – che solitamente equivale ad almeno 150$ di multa – e mi dice “Allora Emanuele, sei in viaggio qui? Come sta andando finora?”. Perdo un paio di denti. Dico io, da criminale di guerra ad amico d’infanzia qui?! Le rispondo che sta andando benissimo, dove son diretto, blablabla. E lei “Wow, fantastico, ti divertirai un sacco in Alaska! Quali sono i tuoi programi poi?”. Ascesso gengivale. Sono perplesso. Ma le idee giuste le ho sempre un minuto dopo. Rispondo semplicemente alle domande, sorridendo un po’ piu’ del dovuto – ovviamente sono ancora in modalita’ “evita la multa” – per accattivarmi la simpatia della donzella. Che mi domanda dove intendevo passare la notte. Le rispondo a West Yellowstone, in qualche motel – umanamente impossibile trovandosi a un’ora e mezza di macchina dalla mia posizione attuale. Altra balla difficilmente credibile ma pronunciata con la convinzione di un testimone di Jeovah. Alla fine del dialogo, lei mi saluta dicendomi “Emanuele, buon viaggio allora e mi raccomando, le cinture!”. E io, raggiante come uno scoiattolo di fronte ad una bella ghianda, “Certo, mai tolte sia mai!”. Col naso che toccava il marciapiede.

Riprendo la strada verso nord, ovviamente non diretto a West Yellowstone ma verso il prossimo visitor center, appena 5 miglia piu’ su. Immagino ci siano diverse macchine lassu’ quindi mi sara’ facile parcheggiare e schiacciare un pisolino indisturbato. Nel mentre penso: “Deve avermi fermato soprattutto perche’ attratta da me. E’ evidente. O devo averla colpita non appena mi ha fermato. Altrimenti mi avrebbe schiaffato la multazza e non mi avrebbe certo lasciato andare con quel tono”. Chiaro. Alla sua domanda “Hai nessuna domanda da pormi?”, avrei dovuto risponderle “Si, a che ora smonti stasera?”. Solita scimmia poco intuitiva, era fatta.

Arrivo al visitor center, parcheggio alla larga dal general store e dalle docce evitando di dare nell’occhio, e mi preparo per la notte. Sistemo il truck, sposto la valanga di magliette e pantaloni semi-usati e semi-maleodoranti, e mi sdraio assonnato. Passano neanche due ore che i miei occhi si aprono sotto una forte luce. E un pugno che batte sul lato del truck. “Park ranger, c’e’ nessuno dentro?”. Ora, sarebbe un po’ scemo starsene li sdraiati immobili e pregare affinche’ il ranger se ne vada, dunque apro gli occhi e, mosse le tende oscuranti, faccio cenno che si, c’e’ qualcuno e che sto aprendo la portiera. Sono in mutande ma fa niente. Con mio enorme stupore – seguito da enorme senso di “esser fottuti” – scopro che e’ la stessa fascinosa ranger con cui avevo avuto a che fare poco prima. “Ora finisco in gabbia”, penso tra me e me. E’ abbastanza: non aver portato le cinture prima, aver mentito spudoratamente poi, e infine, non ultimo, dormire in macchina (cosa che in realta’ per quanto ne so non e’ affatto fellonia). Ad ogni modo, piu’ che accecato dalla torcia maledetta che ogni piedipiatti di sorta porta con se’, rispondo (continuando la serie improbabile di balle) che mi ero soffermato troppo ad usare il wifi, che ormai era tardi per West Yellowstone, e che avevo deciso PER LA SICUREZZA MIA E DEGLI ALTRI (la scusa numero uno, geniale, da persona assennata) di accostare qui e passare la notte qui. Alla ranger devo piacere proprio un sacco, perche’ anziche’ spruzzarmi dello spray al pepe mi indirizza invece al campeggio li vicino. “Trova una piazzola e passa la notte li, pagherai domattina. Questo e’ un avvertimento”. Grazie, magnanima. Anche se avrei preferito non esser disturbato e basta. “Mi raccomando.. buonanotte”. E se ne va, perdendosi lo spettacolo di questo pezzo di avventuriero che scende dal truck in mutande, mezzo accecato, con l’atleticita’ di un ragazzo distrutto e assonnato e risvegliato bruscamente alle 11 e mezza di notte.

Onestamente, stavolta anche se sarebbe stato piuttosto sensato, non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di domandarle se potevo offrirle un drink la sera successiva. Ho proprio idea che avrebbe accettato volentieri – secondo me appena ha rivisto il mio truck ha pensato “Vediamo se stavolta si sveglia e me lo domanda”. Svegliarmi mi son svegliato, ma con la luna storta. Ti sei giocata male le tue carte, cara ranger ammaliante.

Il mattino dopo, sveglia alle 6, non penso neanche alla lontana di pagare il campeggio. Fellonia enorme. Che diavolo pero’, non era previsto. Non volevo. Non me lo posso permettere. Per me sarebbe una fellonia pagare. Guido il mio truck tra un sacco di tende, qualche campeggiatore assonnato e qualche cestino pieno. Esco alla svelta, dimenticando la nottataccia e lo sguardo della ranger. Ripenso alla serie di balle da record che son riuscito a far uscire dalla mia bocca in cosi’ poco tempo, la sera prima. Riprovevole. Mi ha fatto imparare una lezione, pero’: in linea di massima, se una ranger ti ferma e’ perche’ sei stupido, piu’ che attraente. Rimediero’ per invertire il trend.

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