E' il 24 ottobre, e mi trovo ad Auckland, in Nuova Zelanda. E chi l'avrebbe mai detto? Pochi credo, e nemmeno io mi annovero tra quelli onestamente.
Ho affrontato un viaggio che per 47 ore non mi ha fatto appoggiare la testa su un cuscino, che ha incollato il mio sedere [alla fine] distrutto per 22 ore ai sedili poco reclinabili di diversi aerei, che mi ha fatto vedere 5 diversi aeroporti nell'arco di 2 giorni. Wow. Wow! Non ci avrei mai pensato. E questo pensiero l'ho fatto una volta decollato da Melbourne, dove poco prima respiravo aria australiana, quell'aria che gia' dall'alba - con le sue tinte rosate su un limpido cielo azzurro infinito - sa da spazi immensi, da alberi esotici, da fattorie in continuazione e da canguri, ragni, serpenti, squali e coccodrilli. L'Australia tanta gente la vede solo in tv, e questo e' quel che passa! E sorvolarla, vederne i tratti del sud-ovest, le foreste qua e la, i laghetti, le poche catene montuose all'orizzonte, la costa di un blu mai visto.. mi hanno fatto emozionare parecchio. Stavo guardando "Il Re Leone" in italiano mentre volavo, e non so se mi si sono velati gli occhi piu' per la morte di Mufasa o per i pensieri che facevo su questo paese.
Eppure Dubai sembrava di un altro pianeta: 31 gradi a mezzanotte, un fiume, una marea di luci ovunque, i taxi che erano auto di lusso e tanta gente strana. Strana? Si, per noi. Per me. Per la mia cultura. Mentre cammino per l'aeroporto, dove per rendere piu' viva la cosa si sono piantate finte palme lungo i corridoi, e mentre penso che forse la quantita' di luci e' direttamente proporzionale ai soldi che costoro hanno da spendere (non ho provato, ma secondo me c'e' una luce rossa girevole anche in cesso che si illumina quando riesci a mollarla!), ecco realizzo che il burka esiste. Sul serio! Non e' una leggenda che le donne vanno via assiepate dietro questo groviglio di fasce eh! E fa specie. Come tutte le cose, in positivo o in negativo, in grande o in piccolo, vedere di persona fa sempre un altro effetto. Specialmente nel loro vero contesto. Ci sono donne di cui vedo a malapena gli occhi. E mentre mi soffermo con sguardo tipicamente italiano a scrutare meglio qualche avvenente giovane donna burkata, mi domando se in realta' non sto rischiando la vita osando fare tutto cio'. Probabilmente alle mie spalle si cela un califfo locale che brandisce una scimitarra sul dorso del suo cammello.
Ma la meta di tutto questo girovagare, dai, e' la Nuova Zelanda. Una volta fatta fino all'Australia, sembra proprio dietro l'angolo. Anche l'enorme stanchezza non dico scompaia, ma cede il passo a qualcos'altro che non riesco a descrivere. Incredulita', realizzazione, eccitazione, paura. Un gran bel mix. Scendendo verso l'aeroporto do un occhio alla linea costiera. Mentre atterro sembra di essere a Venezia, con la pista che si materializza giusto quando inizi a pensare "Stiamo volando su un aircraft ed in verita' atterreremo sull'acqua". Fuori pero', pare un miscuglio tra la Scozia, l'Irlanda e le coste del Nord Ovest degli States. Un verde infinito, parecchi alberi, il mare. Un sali-scendi continuo di versi colline. L'inizio, a parte il cielo grigio, promette niente male. Io sono organizzato bene, combatto con efficacia la mole di bagagli - una valigia da 20 kg in mano, uno zaino 85 lt con 10 kg di peso in spalla, uno zainetto da 8,5 kg davanti - e passo i controlli anche se gli ispettori non mi aiutano (mi fanno tirar fuori la tenda e la "disinfestano", sapete, qui son malati con l'importazione di specie animali da fuori! Giustamente!) ed esco in fretta. Il visto praticamente quasi manco me lo guardano. Pazzesco, mi han fatto piu' storie in Italia che qua! Una volta fuori, sapete, son le solite cose: l'autobus, l'alloggio, fai una piccola spesa - mi mancavano gli infradito as esempio - e.. e vai a dormire. Il ristorante deserto e schifoso dove mangio alle 5 locali di certo non mi mette allegria, e dopo aver trovato un possibile venditore per la macchina, mi rifugio sotto le coperte. Non vedo l'ora di chiudere gli occhi. So che non sara' tanto caldo, le due finestre della camera hanno due paurose aperture che non posso chiudere, quindi mi tengo la felpa e i calzini a portata di mano.
Scopro solo ora, il mattino seguente, che avevo la coperta termica sotto il culo. Bastava attaccare la spina!
Talvolta certe cose che perseguiamo durante la nostra vita ci sembrano irrealizzabili. E quando le realizziamo, le viviamo, le tocchiamo con mano, tali ancora ci sembrano. Ecco cos'e' un sogno: un qualcosa che certe volte e' immateriale, sembra impossibile, irraggiungibile, anche se fortemente voluto. Altre e' una cosa che si concretizza, e per il suo aspetto bellissimo, meraviglioso, ci sembra ancora, totalmente, irreale.
Ho affrontato un viaggio che per 47 ore non mi ha fatto appoggiare la testa su un cuscino, che ha incollato il mio sedere [alla fine] distrutto per 22 ore ai sedili poco reclinabili di diversi aerei, che mi ha fatto vedere 5 diversi aeroporti nell'arco di 2 giorni. Wow. Wow! Non ci avrei mai pensato. E questo pensiero l'ho fatto una volta decollato da Melbourne, dove poco prima respiravo aria australiana, quell'aria che gia' dall'alba - con le sue tinte rosate su un limpido cielo azzurro infinito - sa da spazi immensi, da alberi esotici, da fattorie in continuazione e da canguri, ragni, serpenti, squali e coccodrilli. L'Australia tanta gente la vede solo in tv, e questo e' quel che passa! E sorvolarla, vederne i tratti del sud-ovest, le foreste qua e la, i laghetti, le poche catene montuose all'orizzonte, la costa di un blu mai visto.. mi hanno fatto emozionare parecchio. Stavo guardando "Il Re Leone" in italiano mentre volavo, e non so se mi si sono velati gli occhi piu' per la morte di Mufasa o per i pensieri che facevo su questo paese.
Eppure Dubai sembrava di un altro pianeta: 31 gradi a mezzanotte, un fiume, una marea di luci ovunque, i taxi che erano auto di lusso e tanta gente strana. Strana? Si, per noi. Per me. Per la mia cultura. Mentre cammino per l'aeroporto, dove per rendere piu' viva la cosa si sono piantate finte palme lungo i corridoi, e mentre penso che forse la quantita' di luci e' direttamente proporzionale ai soldi che costoro hanno da spendere (non ho provato, ma secondo me c'e' una luce rossa girevole anche in cesso che si illumina quando riesci a mollarla!), ecco realizzo che il burka esiste. Sul serio! Non e' una leggenda che le donne vanno via assiepate dietro questo groviglio di fasce eh! E fa specie. Come tutte le cose, in positivo o in negativo, in grande o in piccolo, vedere di persona fa sempre un altro effetto. Specialmente nel loro vero contesto. Ci sono donne di cui vedo a malapena gli occhi. E mentre mi soffermo con sguardo tipicamente italiano a scrutare meglio qualche avvenente giovane donna burkata, mi domando se in realta' non sto rischiando la vita osando fare tutto cio'. Probabilmente alle mie spalle si cela un califfo locale che brandisce una scimitarra sul dorso del suo cammello.
Ma la meta di tutto questo girovagare, dai, e' la Nuova Zelanda. Una volta fatta fino all'Australia, sembra proprio dietro l'angolo. Anche l'enorme stanchezza non dico scompaia, ma cede il passo a qualcos'altro che non riesco a descrivere. Incredulita', realizzazione, eccitazione, paura. Un gran bel mix. Scendendo verso l'aeroporto do un occhio alla linea costiera. Mentre atterro sembra di essere a Venezia, con la pista che si materializza giusto quando inizi a pensare "Stiamo volando su un aircraft ed in verita' atterreremo sull'acqua". Fuori pero', pare un miscuglio tra la Scozia, l'Irlanda e le coste del Nord Ovest degli States. Un verde infinito, parecchi alberi, il mare. Un sali-scendi continuo di versi colline. L'inizio, a parte il cielo grigio, promette niente male. Io sono organizzato bene, combatto con efficacia la mole di bagagli - una valigia da 20 kg in mano, uno zaino 85 lt con 10 kg di peso in spalla, uno zainetto da 8,5 kg davanti - e passo i controlli anche se gli ispettori non mi aiutano (mi fanno tirar fuori la tenda e la "disinfestano", sapete, qui son malati con l'importazione di specie animali da fuori! Giustamente!) ed esco in fretta. Il visto praticamente quasi manco me lo guardano. Pazzesco, mi han fatto piu' storie in Italia che qua! Una volta fuori, sapete, son le solite cose: l'autobus, l'alloggio, fai una piccola spesa - mi mancavano gli infradito as esempio - e.. e vai a dormire. Il ristorante deserto e schifoso dove mangio alle 5 locali di certo non mi mette allegria, e dopo aver trovato un possibile venditore per la macchina, mi rifugio sotto le coperte. Non vedo l'ora di chiudere gli occhi. So che non sara' tanto caldo, le due finestre della camera hanno due paurose aperture che non posso chiudere, quindi mi tengo la felpa e i calzini a portata di mano.
Scopro solo ora, il mattino seguente, che avevo la coperta termica sotto il culo. Bastava attaccare la spina!
Talvolta certe cose che perseguiamo durante la nostra vita ci sembrano irrealizzabili. E quando le realizziamo, le viviamo, le tocchiamo con mano, tali ancora ci sembrano. Ecco cos'e' un sogno: un qualcosa che certe volte e' immateriale, sembra impossibile, irraggiungibile, anche se fortemente voluto. Altre e' una cosa che si concretizza, e per il suo aspetto bellissimo, meraviglioso, ci sembra ancora, totalmente, irreale.
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