lunedì 29 ottobre 2012

Torno indietro di qualche giorno


Credo che per vivere appieno la vita, per sentirsi bene, bisogna lasciare i soliti schemi, abbandonare le certezze, uscire dalle convenzioni. Oltrepassare la normalita’ e la routine e abbandonarsi all’ignoto, al non frequente. Darsi all’esplorazione. Questo per tante cose: vale per posti fisici, per le altre persone, per il nostro io interiore.

Io lo scopro solo ora. Con questo non voglio dire che basta uscire di casa e dalla routine quotidiana per sentirsi improvvisamente realizzati, compiuti, raggiunti. Quello sarebbe piu’ un tocco di bacchetta magica, strumento che purtroppo devo ancora conoscere. Ma l’improvvisa sferzata d’aria fresca che solo l’ignoto puo’ dare e’ paurosa, e sa di magico.

Rimanere legati ad un posto, a certe sicurezze o piuttosto consuetudini puo’ far perdere alcuni sensi, e scrollarsi di dosso la normalita’ puo’ risvegliarli e cosi’, donarti un’aria nuova, un po’ di freschezza che sono a mio parere estremamente gratificanti. Un esempio: stare seduti mezzora sulla tavoletta del bagno causa un’afflusso minore di sangue alle gambe e ai piedi in particolare, provocando quella spiacevole reazione di pizzichio una volta che decidiamo di alzarci. Fatto cio’ pero’, dopo poco riacquistiamo la nostra normale funzionalita’, grazie alla rinnovata circolazione sanguigna. E ci sentiamo meglio – in confronto al pizzichio di poco prima. Il meccanismo e’ questo: solo che gli interpreti stavolta sono i nostri sentimenti, le nostre emozioni.

Io avevo dimenticato quanto bello fosse guidare senza fretta per strade sconosciute di un paese lontano. Contemplare gli alberi, i fiumi, le montagne, gli animali selvatici. Non sapevo quanto incredibilmente soprendente fosse arrivare a casa di uno sconosciuto che oltre a darti un letto e un bagno, ti offre una cena calda e la colazione al mattino. Ignoravo quanto e dove potesse arrivare la mia forza di volonta’ – sono arrivato ad un livello che non avrei mai sperato e son sicuro che posso andare ben oltre. E tutto cio’ e’ fantastico!

Guidare da Auckland a Wellington ha un deciso che d’Irlanda, senza pioggia pero’. Gli alberi ti ricordano una lontana isola dei tropici, la fauna.. beh di quella non se ne vede granche’ in realta’, se c’e’ una pecca finora e’ quella. L’aria e’ fresca, pulita, diversa, quasi si percepisce che si e’ in un’emisfero diverso. La temperatura, sebbene non superi i 18-19 gradi ora, e’ ottima. Sto in spiaggia, senza maglietta, e sudo. Sembra strano, sembra quasi che il caldo sia troppo anche se caldo non e’ ma che il freddo non sia cosi’ tanto freddo. E’ bello qui. Mentre guidi – a sinistra ovviamente – perdi lo sguardo verso posti sconosciuti, neanche tanto studiati a dire il vero, e fantastichi di future avventure su e giu’ per i sentieri del posto. Passo vicino a Egmont National Park che altro non e’ un recipiente un po’ piu’ spazioso per il maestoso Mt.Taranaki, che vagamente risemblante Mt.Rainier, si erge solitario, innevato, sulla pianura circostante. Passo una sfilza di piccoli paesini e villaggi che hanno un che di turistico ma senza quell’aria esagerata che gli si da in America (strade assiepate di motels e fast-foods, che ci sono anche qui, ma in misura nettamente minore). Sembra piacevole, anche se non c’e’ nulla da fare. Non ci sono grandi attrazioni, negozi da paura, passatempi. C’e’ solo quella grossa montagna che ti guarda da una quarantina di chilometri di distanza. E’ rilassante guidare la road 3 verso Wanganui. E ci arrivi la sera, stanco ma felice.

Pensando che potresti essere a casa, stipendiato, coccolato, senza pensieri. Ma invece sei li, a godertela tutta, a metterti in gioco, a guidare senza farsi troppi problemi, a prenderti l’aria in faccia, a respirarla a pieni polmoni. Non c’e’ paragone.

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