Eh si,
ormai ci siamo.
Ho imprecato, lottato, faticato, rischiato, atteso per
questo momento per mesi. E alla vigilia del 21 ottobre 2012, (ci sono solo 2,1
e 0 nella data.. che centri qualcosa?! Bah!) posso dire di esserci arrivato. La
fine di un ciclo, l’inizio di un’altro. E le sensazioni sono stranissime.
Sapete, con alcuni di voi lettori ho passato un po’ di tempo
in queste ultime settimane. Durante le ultime due soprattutto, chi a cena, chi
prima di cena, chi per mezz’ora, chi per un pomeriggio intero, ho cercato di
stare con molta gente. Volevo andar via avendo salutato o detto qualche parola
un po’ a tutti. Soprattutto a quelli che solitamente passano piu’ tempo con me.
Ho fatto tante cose in quest’ultimo periodo, e sono grato a tutti coloro che ci
hanno messo del loro. Mi son sentito importante, benvoluto, coinvolto. Ed e’
bello. Anche se non dovrebbe volerci una partenza del genere per sentirlo – e
non voglio dire che gli altri giorni non mi sentivo cosi’, sia chiaro – e’ che
con qualcosa del genere di fronte, le cose si amplificano da se’.
Parto non so per quanto. Parto senza un piano granche’
definito. Parto all’avventura. Niente di che, veramente, non e’ nulla di
eccezionale. Pero’ tutto sommato, mi fa sentire strano, soprattutto queste
ultime ore. Gli ultimi giorni sono stato bene con la gente. E’ stato bello
vedere i sorrisi, ricordare episodi, ridere assieme, riuscire a radunare gente
che magari tutta insieme non si vedeva da una vita. E’ stato emozionante vedere
anche gli occhi lucidi di qualcuno. Mi sono emozionato io quando ho salutato un
bambino, che mi faceva ciao con la manina.
Le ultime ora qui invece sono strane. E’ come se vivessi in
una bolla, estraniato dal mondo. Penso solo alle mie cose, all’aeroporto, alla
valigia, alla macchina. Nel cervello, e’ come se fosse scomparso tutto,
qualsiasi altro pensiero. Sono silenzioso. Non riesco a provare ne’ tristezza,
ne’ gioia. Ne’ quella felicita’ contagiosa che ho sfoggiato la sera prima, ne’
l’inquietudine che spesso pervade i momenti prima di molte partenze. E’ come se
fossi una specie di essere etereo che non prova nulla. E’ strano.
Ma credetemi, non vedo l’ora di essere in gioco. Se per un
millesimo di secondo, a volte, mi passa per la mente quanti ostacoli potrei
trovare lungo il mio percorso, mi passa un brivido lungo la schiena. Gli
imprevisti sono sempre dietro l’angolo, ed anche il miglior pianificatore non
puo’ nulla contro di essi. D’altro canto, anche il solo realizzare che si e’
gia’ fatta una gran strada per arrivare fino a questo punto, aiuta. Da coraggio.
Da stimoli. Quel che e’ ancora da venire, si a volte spaventa, ma altre
meraviglia. Illumina gli occhi. Scalda il cuore.
E’ arrivata l’ora di infilarsi le scarpe, mettersi lo zaino
in spalla, e camminare. Tornero’, certo. E voglio tornare migliore. In fondo, e’
anche un viaggio per scoprire meglio me’ stesso. Voglio tornare piu’ maturo,
piu’ grande, piu’ saggio, piu’ scaltro, piu’ sincero, piu’ arricchito. Piu’
felice. Voglio tornare con tanti amici in piu’. Voglio tornare con una grande
voglia di suonare il campanello ai miei migliori amici, un giorno a loro
insaputa, ed abbracciarli dopo tanto tempo. Voglio tornare e condividere tante,
tante storie ed avventure. Voglio tornare con in mente cosa fare della mia
vita. Voglio diventare un uomo migliore lungo il cammino. Un cristiano
migliore. Voglio capire cosa c’e’ dentro me’ stesso, le mie potenzialita’, i
miei limiti, le mie debolezze e i miei punti forti. Voglio farlo con testa, con
coraggio e con consapevolezza.
Si, pare proprio che voglia fare un sacco di cose. Ed e’
cosi’. Voglio anche – ultimo ma tutto fuorche’ ultimo – vedere il mondo.
E ce la faro’, parola mia.
Ciao. Grazie!
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