sabato 20 ottobre 2012

Stavolta, si parte


Eh si, ormai ci siamo.

Ho imprecato, lottato, faticato, rischiato, atteso per questo momento per mesi. E alla vigilia del 21 ottobre 2012, (ci sono solo 2,1 e 0 nella data.. che centri qualcosa?! Bah!) posso dire di esserci arrivato. La fine di un ciclo, l’inizio di un’altro. E le sensazioni sono stranissime.

Sapete, con alcuni di voi lettori ho passato un po’ di tempo in queste ultime settimane. Durante le ultime due soprattutto, chi a cena, chi prima di cena, chi per mezz’ora, chi per un pomeriggio intero, ho cercato di stare con molta gente. Volevo andar via avendo salutato o detto qualche parola un po’ a tutti. Soprattutto a quelli che solitamente passano piu’ tempo con me. Ho fatto tante cose in quest’ultimo periodo, e sono grato a tutti coloro che ci hanno messo del loro. Mi son sentito importante, benvoluto, coinvolto. Ed e’ bello. Anche se non dovrebbe volerci una partenza del genere per sentirlo – e non voglio dire che gli altri giorni non mi sentivo cosi’, sia chiaro – e’ che con qualcosa del genere di fronte, le cose si amplificano da se’.

Parto non so per quanto. Parto senza un piano granche’ definito. Parto all’avventura. Niente di che, veramente, non e’ nulla di eccezionale. Pero’ tutto sommato, mi fa sentire strano, soprattutto queste ultime ore. Gli ultimi giorni sono stato bene con la gente. E’ stato bello vedere i sorrisi, ricordare episodi, ridere assieme, riuscire a radunare gente che magari tutta insieme non si vedeva da una vita. E’ stato emozionante vedere anche gli occhi lucidi di qualcuno. Mi sono emozionato io quando ho salutato un bambino, che mi faceva ciao con la manina.

Le ultime ora qui invece sono strane. E’ come se vivessi in una bolla, estraniato dal mondo. Penso solo alle mie cose, all’aeroporto, alla valigia, alla macchina. Nel cervello, e’ come se fosse scomparso tutto, qualsiasi altro pensiero. Sono silenzioso. Non riesco a provare ne’ tristezza, ne’ gioia. Ne’ quella felicita’ contagiosa che ho sfoggiato la sera prima, ne’ l’inquietudine che spesso pervade i momenti prima di molte partenze. E’ come se fossi una specie di essere etereo che non prova nulla. E’ strano.

Ma credetemi, non vedo l’ora di essere in gioco. Se per un millesimo di secondo, a volte, mi passa per la mente quanti ostacoli potrei trovare lungo il mio percorso, mi passa un brivido lungo la schiena. Gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, ed anche il miglior pianificatore non puo’ nulla contro di essi. D’altro canto, anche il solo realizzare che si e’ gia’ fatta una gran strada per arrivare fino a questo punto, aiuta. Da coraggio. Da stimoli. Quel che e’ ancora da venire, si a volte spaventa, ma altre meraviglia. Illumina gli occhi. Scalda il cuore.

E’ arrivata l’ora di infilarsi le scarpe, mettersi lo zaino in spalla, e camminare. Tornero’, certo. E voglio tornare migliore. In fondo, e’ anche un viaggio per scoprire meglio me’ stesso. Voglio tornare piu’ maturo, piu’ grande, piu’ saggio, piu’ scaltro, piu’ sincero, piu’ arricchito. Piu’ felice. Voglio tornare con tanti amici in piu’. Voglio tornare con una grande voglia di suonare il campanello ai miei migliori amici, un giorno a loro insaputa, ed abbracciarli dopo tanto tempo. Voglio tornare e condividere tante, tante storie ed avventure. Voglio tornare con in mente cosa fare della mia vita. Voglio diventare un uomo migliore lungo il cammino. Un cristiano migliore. Voglio capire cosa c’e’ dentro me’ stesso, le mie potenzialita’, i miei limiti, le mie debolezze e i miei punti forti. Voglio farlo con testa, con coraggio e con consapevolezza.

Si, pare proprio che voglia fare un sacco di cose. Ed e’ cosi’. Voglio anche – ultimo ma tutto fuorche’ ultimo – vedere il mondo.

E ce la faro’, parola mia.

Ciao. Grazie!

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