sabato 22 ottobre 2011
Il giorno piu' bello (pt.2)
Cosi' rientro in parcheggio e mi avvio verso il promesso bagno a Lake Powell. Entro e mi avvio verso la marina (marina inteso come luogo ove vi e' la possibilita' di balneare e di ricevere servizi), parcheggio, indosso la tenuta marinara - infradito, costume e fido cappello di paglia - e mi reco sulla battigia. Vengo accolto da una stuoia di fighe (6) che pero' mi accolgono solo in senso geografico, perche' son gia' sdraiate li a prendere il sole, ma non mi spiaccicano una parola. Saranno rimaste ad ammirare basite il fisico possente del sottoscritto! Io mi toglio il pagliaro, e mi tuffo in acqua con estrema soddisfazione. La temperatura non e' ne' fredda ne' calda, sembra di stare nella pipi' che fai d'estate, anche cromaticamente parlando (e la cosa non sembra piacevole) pero' mi godo il momento acquatico senza pensieri. Mi godo la vista delle montagnuole aride che formano un altopiano giusto di fronte a me, sull'altra sponda. Mi godo un po' meno le barche, i barconi e le moto d'acqua che scorrazzano lungo tutto l'immenso lago, che io vedo solo in minima parte. Tornato alle sabbie, mi asciugo al sole come farebbe un cagnaccio e assaporo la tranquillita' del momento. Le fighe non approcciano, peccato. Sembrano tutte studentesse del college uscite a prendere una boccata d'aria e un po' di sole. Perche' diavolo non ho studiato da ste parti io??! Preso dallo sconforto abbandono il territorio, ancora un po' bagnato, mi asciugo in macchina facendo qualche numero e riparto verso il motel, devo farmi una doccia. Mai come durante i viaggi si sente il bisogno di una doccia, no?! Rigenera. E con le energie acquisite, mi dirigo nuovamente a Horseshoe, rifaccio di nuovo la camminata in mezzo alla sabbia cercando di evitare di riempirmene i calzini, e arrivo sul posto. C'e' gia' gente pronta ad immortalare il momento quasi sacro, ma riesco ad accaparrarmi un ottimo spot, in cima ad una roccia sporgente, con un ottimo "loculo" per la bottiglia di Powerade che mi porto appresso. Attendo il tramonto con ansia. Le condizioni visive non son come immaginavo, il sole e' diretto e forse qualche leggera foschia rende l'orizzonte un po' sbiancato. Peccato. Mentre faccio qualche scatto di prova, un tipo mi chiede che ore sono. Rispondo. Poi mi chiede anche da dove sono, e vista la domanda, per rispondere mi giro e gli presto un po' piu' di attenzione. Sembra un ragazzo piu' o meno coetaneo. Quando viene a sapere che sono italiano, replicache siamo "vicini", perche' lui e' tedesco. Interessante, ma non ci do molto peso. Continuo a scattare. Lui invece mi domanda qualcosa sui settaggi, sulla qualita' delle foto, su da quanto tempo fossi li. Un po' malvolentieri iniziamo a parlare, fino a quando spunta fuori cosi', out of the blue - improvvisamente - che lui e' da un bel pezzo che vaga per il Nord America. Io drizzo le orecchie all'istante. Lo prenoto per due chiacchiere subito dopo che il sole fosse tramontato dietro le rosse alture che circondano Page. Mentre faccio qualche altro scatto, non meraviglioso, quasi nemmeno mi accorgo che il sole e' gia' andato. E' volato via, come avesse fretta, o come volesse metter fretta a me. Stupito, mi volto a vedere se il tipo e' ancora li', detro di me, ma non c'e'. Lo cerco nel raggio di qualche decina di metri, ma non lo vedo. Non voglio perdere la chance, quindi mi allargo ancora un po', sto quasi per chiedere notizie di lui a qualche persona li vicino ma finalmente, lo rintraccio. Lo trovo che continua a scattare, perche' anche lui e' rimasto spiazzato dalla rapida discesa del sole. Poi pero', riprendiamo a parlare. Il suo nome e' Andy, ha 25 anni, e gira da 8 mesi per il Nord America con i visti turistici. Mi racconta di qualche posto che ha visto, qualche esperienza che ha fatto, ed io rimango a bocca aperta. Conveniamo insieme su una cosa, che pero' vi diro' alla fine. A dire il vero conveniamo su molte cose, e a forza di convenire vediamo le tenebre avvolgerci. Le luci illuminano Page ed ormai possiamo tornare al parcheggio soli, in mezzo al deserto, unicamente affidandoci al chiaro di luna. La cosa e' fantastica, e' una cosa che non si fa da noi, non in citta' perlomeno. Sa da selvaggio, da vita ancestrale, da sensi piu' primitivi della nostra natura umana. E' definitivamente bello camminare al chiaro di luna, specialmente se con te c'e' una persona con cui, anche se solo a prima vista, ti intendi a meraviglia. Parliamo di viaggi, avventure, fotografia, persone. Rimaniamo li' per un ora e mezza! Alla fine, visto che il Monday Night di NFL che mi ero programmato e' andato a farsi benedire (peccato, ma non troppo!) decido di invitare Andy a seguirmi per farci una bella scorpacciata di barbeque texano. Lui mi segue volentieri. Arriviamo sul posto dove ci accoglie John, un bel pezzo di signore nella sua sessantina (bel pezzo nel senso che e' piuttosto robusto!) con modi gentili e socievoli. Ci offre un assaggio dei suoi prodotti per aiutarci a decidere che piatti ordinare! Io opto per un piatto bbq di pork brisket, pork ribs e texan beans - ovvero punta di petto di maiale al bbq, costolette di maiale al bbq e fagioli alla texana. Ci accomodiamo con i nostri piatti - anche le porzioni sono texane, sempre una spanna in piu' di tutte le altre! - fuori, in un parcheggio delimitato da balle di fieno, come ad essere nel retro di un granaio. Continuiamo a raccontarci un po' di cose. Andy e' una persona molto interessante, credo quasi unicamente per la marea di esperienze che ha vissuto. E' indubbio che viaggiare rende le persone diverse, nuove, piu' ricche. E questo lo vedo di riflesso parlando con lui. C'e' sempre un momento, un ricordo, una conoscenza da tirar fuori durante un discorso, e non si e' mai noiosi. Inoltre, il viaggiare conferisce una profondita' di pensiero non comune. Il vedere altre situazione ed il confrontarsi con altre culture, altre filosofie di vita, arricchisce la nostra persona e ci rende migliori. Quasi commuove, mentre dialoghi con la gente, e pensi a tutto cio', a cosa stai vivendo. Mi godo ogni singola parola di questa chiacchierata, e Andy mi racconta di come lui, un anno fa, aveva un lavoro a tempo indeterminato (oro vero?!) in una solida azienda tedesca. Il lavoro era d'ufficio, e presto il mio amico si era stancato della solita routine quotidiana. Un giorno si alza e dice "Il mondo e' troppo grande e bello perche' io rimanga una vita in quest'ufficio in Germania. Devo vederlo". E parte diretto verso il Canada senza alcuna certezza, senza alcun visto, e senza piu' un lavoro, perche' chiaramente si licenzia e lascia una sicurezza per cui oggi molti giovani farebbero follie. Il racconto e' emozionante. Lui viaggia in autostop, noleggiando auto per qualche tratto, in bici. Lavoro qui e li per qualche giorno o per una stagione, per poi visitare il Canada e l'America con i soldi guadagnati. I lavori non sono quelli che uno sogna da bambino, ma lo scopo e' nobile, un sogno, quindi ogni mattina si alza pensando "Ok, non mi piace, ma lo faccio per realizzare cio' che voglio". E va avanti. E gira. Il Canada est, ovest, l'Alaska, gli Stati Uniti del centro, la costa ovest. E' un viaggio lunghissimo fatto di sacrifici e momenti bellissimi, una persona nuova ogni giorno. Io sono estasiato, vorrei tanto aver qualcosa di simile da raccontare, ma posso solo limitarmi a descrivere ad Andy il Grand Canyon e a consigliargli di andare anche a North Rim. Un po' povero come diario. La serata passa in fretta e le luci del ristorante iniziano a spegnersi (sono solo le 20.45 ma qui la gente non mangia tardi), quindi entriamo con i piatti in mano, manco fossimo camerieri, e riconsegnandoli esprimiamo tutto il nostro apprezzamento a John e alla moglie. Da un rapido saluto la cosa si trasforma, grazie anche alla loquacita' di questo duo italo-tedesco, in una chiacchierata stile "inverno davanti al camino". Veniamo a sapere che la coppia che ci ha sfamato e' originaria di Dallas-Fort Worth, Texas, e sono proprietari anche di un altro ristorante da quelle parti. Spaziamo dal cibo alla politica, argomento che stuzzica domande a raffica da parte sia mia che di Andy. Il Texas si sa, e' la roccaforte repubblicana per eccellenza, e una domanda sull'attuale mr.President non puo' mancare. Obama non ha polso, i democratici invadono troppo la vita dei cittadini, sono troppo socialisti. Questi gli slogan piu' gettonati. Ma questo a parte, le cose che mi toccano di piu' sono due. Una riguarda la guerra. Loro sono cristiani, e ripudiano la violenza, ma approvano la guerra e la caldeggiano perche' da americani si sentono IN DOVERE ad esportare la FREEDOM che c'e' nel loro paese. Perche' le donne islamiche segregate in casa e semischiavizzate potrebbero essere loro, perche' i bambini mandati in guerra a dieci anni potrebbero essere i loro, perche' vedono altri esseri umani come loro che non vivono (o non sembrano vivere) bene quanto loro. Per tutto questo, sono pronti a sacrificare un figlio, un marito, e farlo combattere affinche' altra gente possa godere un'esistenza di pace e FREEDOM. E' un discorso che, per quanto contraddittorio nelle basi e per quanto offuscato dalle nostre piu' o meno vere credenze sulle ragioni economiche delle guerre made in USA, e' toccante. E' emozionante, struggente. Io ammiro la fede incrollabile che ha questa gente. Dategli pure degli idioti, dei creduloni, e forse sotto sotto lo pensero' anch'io, ma prima di tutto, io voglio ammirare la loro fede. Il loro patriottismo, che si esprime e si tiene unito sotto l'idea di FREEDOM, parola che la padrona del locale usa spessissimo, fa venire la pelle d'oca. Pochi paesi al mondo hanno un senso di patria, di nazione, di popolo come gli Stati Uniti. Le grida "USA!, USA!", le bandiere, le feste celebrative, uniche al mondo. Io quando sono in giro per questo paese, sento questa cosa, e' palpabile. Ne sono profondamente colpito. Anche John parla, ed insieme ci dicono come qui, in America, la liberta' esiste davvero ed ognuno e' libero di venire, crearsi una vita e viverla appieno. Tutti possono ancora sperare nel "sogno americano". Esso c'e' ancora, non e' un'utopia relegata agli anni trenta o sessanta. Il sogno americano esiste, e lo facciamo noi con le nostre stesse mani, col duro lavoro di ogni giorno - perche' qui, amici miei, la gente si fa DAVVERO il culo. Lavora tanto, tanto, e viene pagata di meno. In America, anche se il sogno puo' vivere ancora, non c'e' piu' l'El Dorado che tutti vedevano. L'America e' un paese in crisi come gli altri, e se non vai li non ci credi, non realizzi che li la gente sta peggio di te. Noi qui stiamo meglio, credetemi. Siamo sempre pronti a piangerci addosso, ed e' questo che ci rovina. Se loro sapranno uscire da questo brutto momento, sara' solo grazie alla loro etica pubblica e al loro modo di fare le cose - quello americano, pratico, magari sbrigativo, ma attuato col duro lavoro di tutti, nessuno escluso. Dovremmo imparare anche noi, qui in Italia, a farci un po' piu' il culo, tutti quanti, a fare meno i furbi, tutti quanti, perche' solo con il sudore e l'impegno, e non con la furbizia e la voglia di metterlo nel culo alla gente, che si vive serenamente. Durante il dialogo emergono mille idee, mille considerazioni, ed anche se stanco il cervello elabora pensieri a non finire. E' quantomai stimolante, non fosse che oramai il ristorante deve chiudere davvero. E' passata piu' di un ora e sono le 22. Salutiamo calorosamente i proprietari, che ci invitano a tenerci in contatto ed a recensirli bene su qualche guida turistica, cosa che sicuramente faro'. Credo che il calore e la simpatia dei gestori siano tra le caratteristiche piu' importanti per una buona mangiatoia, e qui di sicuro non sono mancate! Decidiamo con Andy di chiudere la serata ad un Mac Donald, per uno shake e un po' di wi-fi gratuito ovviamente. Avendo io offerto la cena a lui - cosa che non facevo per una persona da un anno credo - per ringraziarmi mi offre lo shake. Ci godiamo la bonta' fresca e vanigliosa seduti su un paio di divanetti, nel semideserto Mac che vede, oltre a noi, solo una famiglia di neri con due bambini piccoli particolarmente vivaci. Ci immergiamo nei nostri racconti con il supporto visivo di qualche foto tratta da internet. La serata e' ormai al top, con noi due, stanchi ma felici, che parliamo come due amici di vecchia data che non si vedono da tempo. Ma siamo anche stanchi e cosi', decidiamo di salutarci. Do la mia mail ad Andy e lui mi chiede subito l'amicizia in Facebook. Mi dice che ora e' diretto a sud, verso San Diego, che raggiungera' dopo aver visitato Grand Canyon e da dove poi partira' per un altro lungo giro prima alle Hawaii e poi in Nuova Zelanda. Lo invidio un sacco. E lui mi dice, per salutarmi: " Se davvero vuoi fare una cosa del genere, se davvero senti che vuoi esplorare il mondo, e che questo e' il tuo desiderio, fallo. Non farti intimorire da nulla, fallo e basta. E' una scelta di cui non solo non ti pentirai mai, ma anzi per cui ringrazierai ogni momento dei tuoi giorni". Lo saluto con tanta felicita' nel cuore. Tornato al motel, vado a letto ringraziando Dio perche', fortunatamente, ogni tanto persone cosi' incrociano la strada della nostra vita. Ed ora vi dico anche perche'. Vi dico le cose su cui siamo convenuti in parcheggio, ad Horseshoe. We live once, dicevamo, calchiamo il suolo di questo mondo una sola volta. Non abbiamo a disposizione millenni, svariate esistenze per fare tutto cio' che ci passa per la testa e sperimentare tutto. Dobbiamo per forza andare li, dove ci porta il cuore, dove sappiamo di voler arrivare. Non possiamo scendere a compromessi, non dobbiamo farlo, e non possiamo dire "lo faro' un'altra volta". Non possiamo interrompere il nostro volare, non possiamo fermarci a meta' del cammino, o peggio ancora, non possiamo rinunciare al voler camminare. La gente pero', troppo spesso, si accontenta. Si ferma. Non parte. Perche'? Sono onesto: perche' ha paura. Ha una fottuta paura di perdere quello che ha gia'. Si, lo dico e lo sottoscrivo, perche' ci sto e ci sono passato anch'io. Cresciamo coccolati, la maggior parte di noi, abbiamo tante cose e tanti affetti e non appena la vita ci mette di fronte ad una scelta, ad un bivio, non sia mai che prendiamo la strada piu' difficile. Che per carita', potrebbe essere la piu' scenica, spettacolare e suggestiva del creato, ma e' tutta in salita, una di quelle che ammazza. Noi non la facciamo. Abbiamo paura di perderci qualcosa, o anche tutto, non possiamo saperlo. La gente scende a compromessi. La gente finisce per accontentarsi. Sono pochi quelli che oggi accettano grandi sfide, sono pochi quelli che mettono da parte gli stereotipi della vita odierna e fanno scelte rischiose. Sono pochi, ma sono gli eroi di oggi secondo me. Io vedo troppa gente che pur di non allontanarsi dagli amici non parte e si fa un bel viaggio con se stesso. Vedo troppa gente che per guadagnare 200 euro in piu' fa una vita del cazzo. Vedo troppa gente che per non farsi il culo un po' di piu', studiare un po' di piu', butta il suo futuro nel cesso. Non sto generalizzando, ma vedo tanti esempi del genere, e mi viene il nervoso. Se c'e' una cosa che ho imparato da Andy, e sono piu' di una, e' che non dobbiamo farci frenare dalle nostre paure, dai nostri preconcetti, dalle nostre sicurezza acquisite, perche' vivendo una volta sola, dobbiamo sempre essere pronti a rischiare, a metterci in gioco. Una persona che vive la sua vita nella sua citta', con il suo lavoro sempre e comunque quello, con sua morosa con cui si sposera' ed avra' un figlio che crescera', quello e' un cazzo di perdente secondo me. Scusate. Ma quello, e' una persona che tutti riusciamo a diventare. E' una vita normale che per carita', a lui puo' piacere ma diamine, un po' di brio, un po' di spirito! E' uno che non mette in gioco tutto. E' uno che non rischia. Ah, sapete cosa rischia invece? Di arrivare a 80 anni e pentirsi di non aver azzardato un po'. Scopre che ha passato la sua esistenza mediocremente. Discorsoni del cazzo questi.. si, forse, perche' alla fine e' vero anche che ognuno la vede a modo suo, in base ai suoi interessi. La mia era solo una veemenza dettata dalla mia passione forse, e forse molti non concorderanno con me. Il mio grido sara' accolto solo da coloro i quali non si accontentano della routine quotidiana, degli amici al pub, del sabato pomeriggio in centro, del venerdi' sera a calcetto. C'e' sempre qualcuno che prima o poi cerca qualcosa di nuovo, di emozionante. Io sono tra quelli. Non voglio diventare un selvaggio pellegrino nel mondo e voglio anzi, un giorno, crescere un figlio con una moglie affianco. Ma piu' avanti. Il mondo, cazzo se ha ragione Andy, e' grande e non voglio passare una vita su di esso senza nemmeno sapere quanti territori ha l'Australia e quanto freddo fa in Alaska. Voglio girare il mondo, voglio conoscere tante persone e culture diverse, voglio diventare "uomo" a modo mio. Una scelta che comporta rischi.. si, certo, ma son pronto a correrli. Non voglio arrivare a 80 anni a rimpiangere una vita mediocre. Ricordero' sempre un giorno, quand'ero piccolo, in cui, sotto Natale, andai con mio padre a scegliere un giocattolo come regalo. Ero indeciso tra un camper super figo dei trasfomers, che mi piaceva veramente tanto, ed un piccolo nascondiglio di Mighty Max, che adocchiavo solo perche' tutti gli amici ne avevano uno. Scelsi il secondo, a malincuore, convinto dalla moda del momento. Ma rimpiansi per tanto, tanto tempo quel camper enorme che desideravo. Ho vissuto con quel rimpianto per mesi. Tanto che ricordo ancora benissimo quei momenti. Ecco, non voglio avere ad 80 anni rimpianti ben piu' grandi. Non voglio fare un tour con i vecchiotti di Cadoneghe con meta Venezia per passare un giorno diverso. Non voglio fare un tour "della vecchiaia" che, come meta esotica, sceglie Vienna. Senza aver visitato il resto del mondo. No, non io. Fanculo i soldi, i vestiti, le macchine. Tanto a cosa servono?! Tanto scusa, dimmi a cosa servono i soldi!! Io credo servano a farci passare una vita un po' piu' dignitosa e confortevole, no?! Un po' piu' felice. Ok. Con i soldi ricevi beni e servizi. E che i beni e servizi che ti fanno star bene siano una macchina, dei vestiti firmati, una serata al cinema o una notte di campeggio a Grand Canyon.. be', that's up to you, sta a te! Io sono contento viaggiando, con uno shake in mano, al riparo dal sole! Mi godo ogni centesimo speso. E poco importa se, una volta tornato che so, da un viaggio come quello di Andy, non trovero' un lavoro remunerativo come quello attuale. I soldi non sono TUTTA la felicita'. Credo che dopo un'avventura cosi', la felicita' sia una compagna di viaggio. La ricchezza d'animo, una prerogativa. La serenita' dell'anima, una sicurezza. Con i soldi queste cose non si comprano, mi spiace. Andy mi ha ispirato molto con la sua esperienza. Mi ha detto un'altra cosa, mentre parlavamo, una cosa che in quei momenti e' passata un po' cosi', veloce, senza attenzione, e che gli era stata riferita da un indiano Navajo. La saggezza dei Nativi. Diceva: "Se vuoi veramente incontrare te stesso, devi andare nel deserto. E' l'unico posto dove non hai nulla dietro cui nasconderti".
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