sabato 15 ottobre 2011

Una meraviglia della natura

La notte e' passata piu' o meno tranquilla. Tranquilla, se escludo il freddo assassino che e' progressivamente calato su noi campeggiatori di quota (2133 metri per esser precisi), e il suolo gibboso ed accidentato che ha malandato le mie povere ossa. Il freddo, per dare una descrizione particolareggiata, ha fatto si che gradualmente indossassi calzini, pantaloni lunghi, maglione, berretto in aggiunta al layer con cui ero partito, ovvero maglia termica Kipsta e pantaloncini corti. All'inizio dentro al nuovo sacco a pelo comprato si stava benissimo! Col senno di poi, era un tepore momentaneo. Il freddo sarebbe stato cosi' intenso da costringermi a svariate serie di flessioni appena alzato, per non farmi battere i denti! (L'acqua comunque non si era ghiacciata, quindi posso ipotizzare una temperatura tra i 2 ed i 4 gradi) Il suolo invece, pessimo. Avevo una pigna a destra ed un sasso a sinistra, ogni volta che mi giravo - ed io lo faccio spesso - erano bestemmie ed ero costretto a dormire in una striscia di terra d far pieta' ad una sardina. Mi alzo alle 5.20 con le ossa ammaccate, infreddolito, e al buio. L'unica cosa che mi spinge a muovermi e' la fame e la voglia di vedere il primo sunrise a Grand Canyon. Con la mia grandiosa pila da campeggio, o meglio, da minatore - cioe' quelle che si mettono in testa - mi avvio verso la macchina e, una volta lasciato il mezzo alla partenza della Hermits Road, mi avvio intanto a piedi. Il South Rim del Grand Canyon e' sostanzialmente diviso in due parti: a sinistra (ovest) c'e' la Hermits Road, una strada di circa una dozzina di miglia che puo' pero' essere percorsa solo usufruendo del servizio navetta del parco, l'altra e' la Desert View Drive, che corre verso est per circa 25 miglia e si puo' percorrere anche con mezzi propri. Le navette dei parchi nazionali sono molto efficienti, si trovano dalle 7 alle 22 circa e ogni 15 minuti. Ovviamente gratuite, consentono spostamenti piuttosto rapidi, senza inquinare troppo l'ambiente e senza causare ingorghi in strade e parcheggi. Un'idea fenomenale, per quanto mi riguarda. La mia deve ancora arrivare, aspettavo la prima del giorno, quindi marcio verso il primo viewpoint, Trailview Overlook. Ammiro l'alba da li' e vedo il sole che piano piano fa illumina le creste di meta' canyon, e poi fa capolino dalle dorsali ad est. Che spettacolo, ammirato in silenzio, con solo un paio di persone affianco. Scalda il corpo e l'anima. Rinfrancato dalla visione, cammino nel sole sorgente per altri 3 viewpoint seguendo la trail che costeggiando la strada arriva fino alla fine della Hermits. Poi, prendo la navetta. Sono le 7, ho una fame assurda, e non posso sprecare troppe energie a stomaco vuoto. Mi fermo a Mojave Point e Pima Point (curioso come gli americani nominino un sacco di popolazioni indiane in macchine, parchi, vie, citta'. Prima li massacrano, poi li idolatrano in qualche modo. Un po' perverso forse come modo di chiedere scusa. Solo a Grand Canyon: Lipan Pt, Pima Pt, Havapai Pt) ed ammiro la grandezza del paesaggio e finalmente, solo, sento il rumore del possente Colorado che scorre circa 1600 metri piu' in basso, la profondita' media a cui scorre il fiume rispetto all'orlo del canyon. Quest'ultimo invece, ha una larghezza spettacolare nel suo punto massimo: 26 km, anche se tende ad esser largo 16 - che son comunque un sacco di spazio! Forse non riusciamo a rendercene conto, una volta al suo cospetto. Mentre rifletto su cio' che leggo nei vari cartelli esplicativi, mi imbatto in un simpatico scoiattolo, uno "squirry" come li chiamo io, che mi segue per un po'. Prima lo vedo meditare sull'orlo del precipizio, poi a forma birillica al lato del sentiero. E dopo qualche ovvia foto, salto in navetta diretto "eastbounds", che per mme stavolta vuol dire solo COLAZIONE. Essa prende luogo alla Bright Angel Lodge, dove mangio una fantastica omelette con bacon, salsiccia, patate e formaggio cheddar con 3 white toast di contorno. Sono le 8 e mezza, e dopo aver gironzolato un po' per il centro "residenziale" del parco, tra lodge, restaurants e maneggi, decido di fare la Desert View Drive, anche se il sole e' ormai alto ed il caldo non perdona. Tra una sudata e un punto panoramico, un punto panoramico e una sudata, arrivo a Desert View, la punta piu' orientale, e contemplo la magificenza del paesaggio. Sembra monotona la cosa, sempre un contemplare, ma oh, non si puo' far altro. Ogni viewpoint e' diverso, un colore, una cresta, il fiume che c'e' e non c'e', nulla ti sembra uguale al resto e tu non sei mai sazio di cio' che hai visto. Continui a correre verso i panorami per vedere cosa c'e' al di la' del salto. Questa volta trovo una torre di pietra, costruita parecchi lustri fa come osservatorio ed ora sotto ristrutturazione. All'interno c'e' l'immancabile gift shop. Io indosso il mio cappello di paglia - che credetemi, e' indumento essenziale da ste parti - e mi dedico alla fotografia dell'avifauna che qui tra condor, avvoltoi, aquile e falchi e' veramente abbondante. Becco un paio d'aquile e un ottimo red-tailed hawk e contento, torno in macchina. Ho un'ora per tornare indietro per seguire il mio programma pomeridiano, ovvero una danza Navajo messa in atto da membri di una tribu' locale e un "ranger talk" sui condor della California. La danza di per se' mi delude un po'. Convinto di trovare una decina di danzatori e vari musicisti, mi imbatto in un narratore/flautista e un solo danzatore, entrambi bravissimi eh, ma numericamente deludenti. Loro raccontano le storie della loro gente, danzano, si fanno fotografare, la gente li applaude. Le solite cose, anche se i due tipi sono un po' meno indiani turistici e un po' piu' indiani saggi, che preferiscono sensibilizzare ed educare, invece di tirar su qualche dollaro. Mi sposto poi al luogo di ritrovo della ranger talk. Ci aspetta una giovane donna ranger, simpatica ed estroversa, che ci erudisce su questi grossi pennuti fino a poco tempo fa sull'orlo dell'estinzione. Un condor della California, pensate, Ha un'apertura alare di 9 piedi - ovvero quasi 3 metri! - e arriva a pesare fino a 12 kg! Insomma, un vero e proprio uccellazzo. Dice la ranger, a volte la gente che cammina sul fondo del canyon e ne vede uno, lo scambia per un piccolo aerovolante! (Io non ci credo!) Mentre la ranger continua la sua talk, io, all'ombra, recupero le mie energie. Decido dunque che e' giunto il momento per detergere la mia epidermide con dell'acqua corrente e del liquido detergente. Mi reco verso le docce del campeggio, che ovviamente non sono li aperte a cani e porci, ma chiuse e date ai porci e cani possessori di almeno 2$. Io sono tra quei cani - o meglio porci, visto il mio stato attuale - e dopo essermi spogliato alla carlona in parcheggio, esposto agli sguardi golosi di qualche milfazza di passaggio, mi reco in infradito ed accappatoio verso le docce. Mi sento un po' a Sottomarina, anche se in realta' sono a 2300 metri a fine Settembre. Not bad. Mi faccio dare un po' di "quarters", di quarti di dollaro, puscio la moneta nel pallottoliere della doccia e magicamente acqua fu. Mi godo quella doccia con un tappeto di pelazzi chilometrici al suolo come un barbone si gode una lattina mezza piena di coca-cola estratta da un cestino - e cioe' un sacco. Pelazzi a parte, avevo proprio bisogno di una rinfrescata! Esco tonificato e di buon'umore, e torno esposto agli sguardi altrui mentre passo dallo stato just-mutande ad uno di escursionista subalpino. In questo stato riparto, nel mio moto perenne, e guido nelle vicinanze del South Kaibab Trailhead, dove rimango seduto su uno sperone roccioso sull'orlo del canyon a fissare prima un nutrito gruppo di condor che con un volo fatto di ampi cerchi rientrano nei loro giacigli notturni (degli alberi situati in profondita' nelle gole) e poi lo spettacolo del tramonto. Se vogliamo in questo punto, l'atmosfera e' ancor piu' bella. A parte un trio di un paio di fresche e un tipo fortunatissimo, che schiamazzano allegramente ma poi se ne vanno, non ho nessuno stavolta a rovinare i miei piani. Posso assaporare ogni secondo a mio piacere. E vedere il North Rim che da biancastro diventa rosso fuoco, e' una scena toccante. Le foto si sprecano e il tramonto e' glorioso. Vengono i brividi. Sono quei momenti in cui una persona puo' essere distrutta psicologicamente, puo' essere sotto di migliaia di euro in banca, puo' non avere un tetto per la notte, ma in quell'attimo.. beh in quell'attimo dimentica tutto, contempla la magia del posto e con gli occhi lucidi, tira fuori un sorriso. Assolutamente. Reso felice dall'atmosfera che raramente (so) assaporero' ancora, mi avvio verso la macchina e faccio anche a tempo a fare un tete-a-tete con un mule deer (una specie di cervo), che guardo e fotografo da non piu' di 3 metri! Foto peraltro molto bella, con il cervo illuminato dal sole calante alle sue spalle. Unica cosa che mi lascia un pizzico di apprensione: svariati fronti nuvolosi scaricano pioggia all'orizzonte. Uno di essi proprio in direzione del campeggio, ad ovest. Potrebbero esserci major chances di sentir la pioggia battere sulla mia tenda stanotte. Ma intanto, sceso il buio, sale invece la fame. Stasera non commetto l'errore del giorno prima, e mi reco a sud per aggreppiarmi in qualche locale piu' dignitoso. Arrivo nell'unico posto a sud che potevo intendere, la gia' menzionata cittadina di Tusayan, con l'idea di farmi una bella MeatLovers da Pizza Hut. L'idea di ingozzarmi di bacon canadese, salsiccia, carne di manzo, salamino e prosciutto, il tutto su una pizza, mi piace troppo! La MeatLovers e' imprescindibile da un viaggio in USA! Peccato che, arrivato nella modesta Tusayan, vedo che in realta' mi offre ben piu' che il solito Pizza Hut. Attraverso la strada e vengo irresistibilmente attratto da un messicano. Passo la serata li. Il locale ha un'illuminazione un po' fioca, ci si addormente facilmente, non fosse per la gente presente e per la cameriera adescante che bazzica il mio tavolo. Finisco per prendere una lemonade (mia classica e preferita bevanda in America, buonissima) e un trio di enchiladas: una con pollo e formaggio, una con manzo e formaggio, e una con formaggio e ancora formaggio. Sembra seria la cosa. E lo e', il cibo non difetta anche se qualitativamente non dice chissa' cosa, ma la limonata in compenso e' da premio. Ne finisco anche altri 2 refill. Discretamente sazio, faccio 2 passi - e son proprio due, perche' con la bava che tira non mi azzardo a camminar piu' di quanto necessario per riattraversare la strada - e guadagno la via del campeggio. Il vento urla tra i rami degli alberi. La temperatura scende sensibilmente, e la notte si preannuncia lunga. Potrei pentirmi nel giro di minuti, anche se per ora non piova ancora, di non aver messo un tarp sotto la tenda (e soprattutto, uno sopra!). Entro in tenda, dopo essermi lavato i denti al cesso vicino. Mi accovaccio nel mio francescano giaciglio e dopo 5 minuti, ecco: da rain comes. Spaventato da alcune recensioni poco favorevoli all'impermeabilita' della mia vecchia Wenzy (la tenda, una Wenzel) - che ricorda la vecchia Betsy, la balestra dell'avvoltoio di Robin Hood - riparo in macchina con sacco a pelo al seguito, e provo ad aggiustarmi il sedile di modo da raggiungere un livello di comfort umano. Missione fallita miseramente. Dormire a pancia in giu' e' possibile solo se si vuole cambiare la conformazione del proprio corpo, e stare a pancia in su non facilita di certo il sonno. Mi dico caparbiamente "Meglio l'acqua che una notte insonne". E cosi' torno nella vecchia Wenzy e mi appresto, tutto fuorche' dello spirito giusto, ad una notte incerta.

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