giovedì 13 ottobre 2011

Wake up and go!

Needles non e' esattamente un posto dove vorrei avere la seconda casa. Ovviamente, nemmeno la prima. E' una cittadina di quasi 5 mila abitanti al confine tra la California e l'Arizona, sulla rotta di chi, dal primo dei due stati, si sta dirigendo a Grand Canyon, ovvero proprio quel che sto facendo io. Da casa ho programmato tutto il dannato itinerario, quasi miglio per miglio, ma come il saggio Napoleone ebbe modo di osservare, "Ogni piano e' fatto per esser distrutto" - o qualcosa del genere - e cio' che rovina i miei piani e' il fatto che son stato maledettamente dimentico di quanto le distanze in USA siano grandi. Una piccole linea sulla cartina geografica inchioda il tuo sedere al sedile della macchina di merda che ti hanno noleggiato per diverse ore. Nella fattispecie, la meta di giornata e' appunto Grand Canyon. Ma questa mattina, dopo un lungo, tonificante sonno al DaysInn, ho anche altro in programma: collezionare i miei ordini fatti su Amazon e fare la prima, strabordante, colazione americana. Giuro che riguardo l'ultima, non vedevo l'ora. La colazione in USA e' uno dei momenti piu' belli che si possano vivere durante un viaggio ragazzi, ve l'assicuro, arrivi a tavola affamato come un coyote e ti alzi tondo come una ruota, sazio come negli anni di abbondanza e felice come un bambino! La sveglia arriva alle 8.00, tardi ma solo per stavolta, e dopo aver realizzato che sono finalmente in vacanza, mi butto qualcosa addosso e mi catapulto al vicino Denny's. Mi sento davvero finalmente a casa quando, appena entrato, la cameriera mi fa un sorriso da una quarantina di denti e mi fa accomodare al tavolo, chiedendomi subito se voglio del caffe'. Le dico di no, che voglio provare qualcosa di diverso stavolta: mi butto su un Flavored Cappuccino al gusto Vanilla (PS. In questo diario parlero' molto di cibo e ve ne narrero' dettagliatamente, perche' e' stato una parte integrante dell'avventura, e perche', come ben sapete, io ed il cibo americano andiamo di d'amore, di carne e d'accordo!). Viro poi sull'ampio menu' dei cibi, e scopro con piacere che quest'anno Denny's propone un menu' "Let's Cheez" se non ricordo male che ovviamente annovera creazioni contenenti formaggio in qualsiasi proporzione, ad un prezzo compreso tra i 2 e gli 8 dollari. Mi sento commosso, sono quasi pronto a salire sul tavolo e ad urlare "USA, USA!" quando la cameriera torna (tempo trascorso: 52 secondi) e mi chiede cosa prendo da mangiare. Colto all'improvvisto, prendo un paio di elementi: AYCA (All You Can Eat) Pancackes con burro, panna montata e sciroppo d'acero, e poi Biscuits with Gravy e hash browns. I pancackes sappiamo tutti cosa sono. I biscuits sono delle specie di panetti semimorbidi di indefinita salinita', comunque bassa, mentre il gravy e' una salsina biancastra che credo abbia salsiccia dentro che usano per condire le carni spesso e volentieri. Hash browns invece sta a patate arroste ma tagliate a julienne, piu' o meno. Insomma, parto gagliardissimo. Appena mi vedo recapitare i piatti, ordino il mio GRATUITO refill di Cappuccino (non una tazzina come le nostre ovviamente, ma un bicchiere da cocktail!) stavolta al gusto Caramel e inizio a strafogarmi. Dopo il combattimento, in cui tutti son periti sul piatto, mi alzo da tavola e vado alla reception dell'albergo. Colleziono i miei ordini, che annoverano: valigia nuova, finalizzata a contenere la masnada di acquisti che faro' o che ho gia' fatto. Filtro polarizzatore per la macchina fotografica (attesissimo). Laptop, finalmente anche lui, di cui iniziavo a sentire un forte bisogno. Coprilaptop, accessorio. Mi becco il quintale di pacchi, ed esco carico di scatolame diretto in camera, dove dopo aver messo via tutto faccio fagotto verso l'Arizona. Sono le 10 del mattino, e non vedo l'ora anche di lasciare Needles, che essendo un buco afoso nel deserto mi fa gia' sudare copiosamente. Il termometro qui non segna, in questa stagione, temperature stratosferiche, intendo dire, non arrivera' mai a 40 gradi, ma sta attorno ai 28-30-33. Il fatto e' che e' un caldo talmente diretto, secco, che sembra di sentirne 50. Sembra di essere in un forno a cuocere. Quindi, benzineggio e me la mocco. Dopo la foto al cartello "Arizona - The Grand Canyon State", contemplo il paesaggio. Una desolazione. Cioe' qui non regalerei una casa neanche ad un senzatetto. Si muore dal caldo, non c'e' nulla da vedere e poche anime coraggiose abitano questi posti inclementi. Le cose cambiano solo miglia e miglia piu' ad est, in un paesino chiamato Williams. Non e' ne' Cortina, ne' Whistler, ne' tantomeno Portofino, pero' e' un piccolo borgo turistico che vive della posizione geografica in cui si trova - ultima citta' cosi' nominabile prima del Grand Canyon, una quarantina di miglia piu' a nord - e che vive tutto sulla Main Street, fra groceries, motels, negozi di oufitting (abbigliamento/attrezzatura sportiva) e ovviamente posti dove riempire lo stomaco. Inoltre, e' circondata da foreste che a me ricordano molto le Black Hills del South Dakota, il che chiaramente mi riempie di bei ricordi. Apprezzo il posto. In linguaggio facebook, mi piace! Faccio benzene al distributore piu' vecchio della citta', dove un vecchio cowboy mi saluta e mi intrattiene con i racconti sul clima, di come sia caldo per la stagione, di come sia strano. Sara', ma i vecioti i se uguai in tutto el mondo. Tempo, stagioni, gioventu' sciatta e lavori stradali. Finia la'. La strada piu' avanti invece torna degradata. Pianure aride con vegetazione quasi assente, a parte la solita sage (un erba della prateria) e qualche arbusto, si stendono di li al bordo del canyon. Squallidi e sparuti insediamenti umani macchiano il suolo: una casa abbandonata, una roulotte, una trailer-home, un recinto semi distrutto. Qualcuno li ci vive, non so come, e' una domanda che mi porto dietro per diverse miglia. Mi domando come l'uomo riesca a concepire un'esistenza li in mezzo, tra Williams ed il Grand Canyon, a morire d caldo d'estate, di freddo d'inverno, e di solitudine sempre." Avranno fatto qualche sgarbo all'industria del caffe'". Accelero impaziente di tuffarmi simbolicamente nel canyon e finalmente la vegetazione s'infoltisce, cambia, e si entra nel parco. Uso per la prima volta il mio pass annuale "America the beautiful" - nome quantomai azzeccato - e Manu got it! Mi fermo al primo viewpoint che mi capita, il Mather Point, affianco a centro visitatori, ed eccolo. Enorme, unico, silenzioso come un gigante che dorme. La vista e', questa parola inglese la desfrive benissimo, breathtaking. Togli il respiro, nel senso che rimani stupito ad ammirare. Ne osservi i colori, dal bianco al rosso, ne osservi ogni spaccatura, ogni guglia, ogni torre, ne ascolti il rumore che in realta' non esiste. Il Colorado che scorre sul fondo si ode solo la notte, quando la gente dorme e non passa il tempo a schiamazzare nei viewpoint. La natura fa sentire la sua voce solo la notte, per chi vuol fare un piccolo sacrificio, sopportare freddo e oscurita' e giacere ammirato al suo cospetto. Di giorno, troppe voci. Troppa gente, anche se non e' alta stagione. Per quanto mi riguarda, i parchi nazionali d'estate sono invivibili. Spero di non aver mai la sfortuna di doverli visitare in quel periodo, perche' non sopporterei lo scempio a cui vanno incontro. Gia' istituirei un periodo di silenzio durante il giorno.. Rientrato nelle mie facolta' non dedite all'insulto dell'altro, faccio qualche foto e poi mi precipito al campground per la missione tenda, il task del giorno. Premetto che e' la prima volta che faccio campeggio da solo, la seconda in assoluto, e la prima volta in assoluto che monto una tenda che non sia una Quechua 2'' che si monta in realta' da sola. Quindi, preventivo DEL TEMPO per assolvere alla bisogna. Raggiungo la mia piazzola, un confortevole posto sulla via principale, vicino alle restrooms, e all'ombra di alti alberi abitati da numerevoli augelli, e inizio a montare. Sembra relativamente facile, anche se evado alcuni passaggi suggeriti dal costruttore a favore di un'interpretazione soggettiva. Il risultato tutto sommato e' decente. Sembra una tenda, e' ancorata al terreno, e non e' floscia. Mi piace la cosa. Entro e mi trovo quasi come a casa! Mi sento uno scoiattolo che ha appena costruito il suo riparo invernale sull'albero! In 30' soltanto, sono un genio! Colto da questa improvvisa autorealizzazione mi reco al Grand Canyon Village, altro che una piazza con servizi di lodging, dining e gifting per tutti i gusti. Scopriro' che li il dining lascia abbastanza a desiderare ma, a piu' avanti. Per ora scatto qualche foto a testimonianza di come funziona un villaggio di un grosso parco, amiro la segnaletica - qui ci sono cartelli per tutto, dai classici segnali stradali a "Attenzione attraversamento scoiattoli" oppure "Attento al caldo". In genere tutti i segnali vogliono che tu sia attento, che stranezza vero? Arriva l'ora del tramonto finalmente, momento attesissimo da tutti i fotografi e amanti della natura, perche' il tramonto a Grand Canyon si trasforma in un momento magico, da vivere abbracciati alla propria donna o, come nel mio caso e in quello di molti altri, seduti su un cucuzzzolo isolato a contemplare la magnificenza di madre natura. Ad Havapai Point, alle 6, e' gia' colmo di gente. Fatico a trovare un posto dove insdediarmi e godermi il sole che tramonta alle spalle del margine occidentale del canyon, lasciando la parte opposta in uno sfumare graduale di arancioni, rossi e rosacei che ti lascia senza fiato. Inizio a fare qualche foto e sento una voce, "Hey man". Mi giro, e ce l'hanno con me. Che cazzo ho fatto, penso. Ho fatto che mi son messo in un posto dove una signoa piu' in alto, con il suo grandangolo, prendeva anche me nelle sue foto. Come cazzo faccio a saperlo io! Mi scuso per l'inconveniente e, come un leone sconfitto per il dominio sul suo territorio, vago errabondo in cerca di un vicino spot. Penso solo a godermi l'atmosfera magica che c'e'. E' veramente bellissimo. Con l'oscurita' sale anche il fresco, e dopo aver salutato la tipa del grandangolo e guardato almeno qualche sua foto, vado a cenare, poca cosa, e a dormire. (Nota: nei miei appunti non ho nemmeno riportato cos'ho mangiato, da quanto rimasi deluso. Lo ricordo, era un chili burger mezzo schifoso. Non cattivo, ma in confronto alla qualita' americana di burgers, da bocciare.) Spero che la notte sia confortevole (vana speranza) e che non abbia da soffrire il freddo (come inciso precedente). Porto in tenda questa considerazione. Mi ha colpito tutta quella gente affollata come pinguini su un iceberg per assistere al tramonto da uno dei punti piu' scenici. Come fosse una cosa unica. Penso che si, effettivamente, forse ogni giorno li' va in scena uno spettacolo unico. E io sono stato uno dei fortunati li presenti.

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