Sono le 18.10, fuso della costa pacifica degli Stati Uniti. Mi trovo all'Aeroporto Internazionale di Los Angeles, California. Sono accompagnato da uno zaino stracolmo di robe, da una large coke presa da Burger King, dal mio nuovo fido cappello dei Saints e dal mio altrettanto nuovo pc, con cui sto scrivendo. Avendo il volo tra circa 3 ore, ho il tempo per iniziare a redigere intanto qualche conclusione relativa al viaggio appena affrontato. A proposito: una meraviglia. Dico davvero. 3163 miglia (l'equivalente di circa 5090 km) percorse in 16 fantastici giorni, uno piu' bello dell'altro, tra posti che la gente di solito vede solo nei film o nei propri sogni. Dai deserti del sud della California, ai parchi del sud dello Utah, alle verdi montagne della Sierra, all'oceano indomabile della costa pacifica. Grand Canyon, Bryce, Zion, Yosemite, Sequoia, Mojave, Big Sur sono solo i grandi nomi incontrati lungo un itinerario che non ha lasciato pause e in cui anche le localita' meno note e conosciute regalano al turista-sognatore spazio per i propri bisogni. E' stato un viaggio, anzi un'avventura perche' piu' di questo si e' trattato, fenomenale. Non solo per i posti visitati, ma anche per le persone incontrate, le storie ascoltate, le esperienze condivise e le nuove amicizie acquisite. Questa e' una cosa di cui vado particolarmente fiero. Spesso la gente storce il naso quando domanda "Con chi viaggi" e si sente rispondere "da solo". In realta', viaggiare da soli apre mille porte. Con tante scuse ai potenziali compagni di viaggio ma, mi spiace, viaggiare da soli veramente non ha prezzo. Anzi, un prezzo ce l'ha, ed e' la comodita'. Un po' scomodo, laborioso, faticoso talvolta. Ma la ricompensa, come spesso accade, e' n volte piu' grande. Ed io l'ho scoperto appieno solo stavolta. Il viaggio da solo e' un cammino attraverso se' stessi, tramite gli altri e tramite tutto cio' che ci circonda, la natura in primis. Si imparano a scoprire tante cose a cui, in compagnia di amici, non si presterebbe attenzione. Io ringrazio per l'opportunita' avuta, per le circostanze che si sono create, grazie a cui quest'anno sono partito da Padova da solo. Sono una persona diversa. Durante questi giorni ho sentito tante esperienze di diverse persone, da diverse parti del mondo, con diversi sogni e aspirazioni. Una in particolare, quella del mio nuovo amico Andy, mi ha colpito particolarmente. Mi sono sentito un po' nella sua situazione, e la scelta che lui ha deciso di fare mi ha lasciato qualcosa dentro. Per questa e per tante altre cose, questo viaggio e' stato quasi una rivoluzione. Ho usato un'organizzazione quasi capillare da casa. Ho comprato materiale informatico - per le fotografie realizzate e per il mezzo con cui sto scrivendo - ho comprato materiale da campeggio per dormire in tenda, cosa che non avevo mai fatto. Ho comprato abbigliamento e recapitato un po' a caso in motel, l'ho collezionato in un ufficio postale di una citta' in cui mettevo piede per la prima volta e attenzione, per tutte le cose fatte, e' andato tutto bene. Sono rimasto stupefatto, per la mia organizzazione, e per come funzionano bene queste cose negli Stati Uniti. Il campeggio, le camminate solitarie fatte al massimo, gli ordini on-line, le chiacchierate improvvisate dovunque, gli imprevisti stradali - maledetti loro e le citta' in cui essi accadono - tutti elementi importanti nel rendere quest'esperienza una cosa che non dimentichero' mai e che portero' sempre nel cuore. Ho deciso che, per l'importanza che essa ha avuto, scrivero' seriamente - non come lo scorso anno - un diario nel mio blog, che magari ravvivero' in qualche modo. Spero che tante persone possano condividerlo e leggere della mia avventura, di modo che magari, a loro volta, possano essere ispirati dalle mie parole, per quanto povere esse possano essere.
Voglio intanto condividere con voi alcune conclusioni che ho appreso da questo viaggio, molte poco serie, una in particolare invece, molto seria per davvero.
1.Se fossi nato in America, avrei bombato molto di piu'. Postilla: ci sono piu' chances che un'americana carina abbia un bel culo (teorema di Manu, pt.3.5)
2.Non lavarsi con una saponetta fornita da Motel6. Lascia sulla pelle una patina di viscido pulito che ti rende decisamente anguilloso. Postilla: lavandomi per la prima volta con una saponetta ho capito la storia dei carcerati e delle saponette.
3.Non avventurarsi in una metropoli senza aver gia' un tetto per la notte. Si rischia di commettere errori fatali. Postilla: buttare una bomba su Los Angeles. Che citta' di merda.
4.Mettere sempre qualcosa di soffice sotto la tenda. Un tarpaulin non basta. (Ho provato un rimedio Grylls, paglia sotto la tenda: effcacissimo)
5.Pagare un parcheggio sempre e prestare attenzione ai segnali posti lungo le vie di circolazione. E' meglio pagare 10$ o perdere 5 minuti in piu' piuttosto che dover pagarne 400 di $ e recuperare la macchina dall'altra parte della citta', nel parcheggio delle auto rimosse. Postilla: rispettare i limiti di velocita'. Nonostante i locali li passino puntualmente, la prima volta che li imiterai la Highway Patrol piombera' su di te come un falco su un agnello.
La conclusione seria invece, preparatevi, e' questa:
Forse ho capito che in fondo in fondo il mio desiderio non e' quello di vivere negli USA. Ho capito che anche li la vita ha i suoi pro ed i suoi contro. Non che prima non me ne fossi reso conto, ma l'ho capito veramente solo con quest'esperienza. Non finiro' mai di invidiare la bellezza dei luoghi che si trovano in questo immenso paese, e la fauna che li abbellisce, come non finiro' mai di apprezzare la semplicita' e la gentilezza della gente che li abita, soprattutto lontano dalle citta'. Per me il cittadino americano e' la persona ideale con cui passare il tempo. Questi sono i due aspetti piu' belli che io riesco a vedere della vita in America. Ma stavolta ho avuto modo di contemplare anche il lato meno bello della medaglia. Ho visto che contro tanta gente ricca, quella delle ville a Topanga Beach, California e a Springdale, Utah, c'e' tanta, tanta poverta'. Lo vedi dai troppi barboni, ex sognatori, poveri concreti, che affollano le strade delle grosse citta'. Gente che passa le giornate a dormire e a bere le lattine buttate nella spazzatura, non sta bene. Lo vedi dalle tante case malandate che affollano le periferie delle citta'. Si, con la parabolica e dieci macchine (devastate) in giardino, ma la casa di per se' ha di che competere con una favela. Lo vedi dagli indiani che abitano villaggi fantasma nel deserto, lo vedi dai tantissimi messicani che, speranzosi, passano i giorni a lavare piatti in ristoranti malfamati o a raccogliere le fragole nei campi dei piantatori californiani. Lo vedi dai senzatetto e dai poveri di oggi, che questo paese e' una terra che non perdona. Sa dare tanto, ma se sbagli, non perdona. E questo sinceramente, mi spaventa troppo per ora.
Forse ho capito cosa voglio sul serio, ora. Voglio solo viaggiare ancora per questa terra, il Nord America, voglio esplorarla con piu' calma, con la mente piu' libera, il cuore piu' aperto, e semplicemente con piu' tempo a disposizione. Credo che il mio futuro piu' a breve termine, appena ne trovero' modo e coraggio, si orientera' in questa direzione.
Ancora grazie a Dio che ha reso possibile tutto cio', alla gente che ha messo sulla mia strada, ai posti meravigliosi che ha creato. Per tutto questo, non finiro' mai di ringraziare.
Manu, the Cloud Rider
PS. Sottoscrivete via mail, link a dx in prima pagina, se non volete perdervi lo spettacolo! :)
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