Mi sento quasi obbligato a scrivere perche’ non sto
scrivendo nulla. In questi ultimi giorni (2) in effetti non ho fatto granche’:
Halloween qui e’ stato piu’ spento del previsto –per fortuna, non sono a
livello degli americani qua – il tempo e’ peggiorato, e io ho dverse cose da
fare indoor. Ad esempio, sistemare le foto arretrate che avevo gia’ accumulato,
preparare i miei piani immediati, rimettere in ordine il macello che ho nel
buco di camera in cui mi trovo.
Potrei dirvi di come il mio coltellino si sia praticamente
incollato CHIUSO grazie allo stupido barattolo di bagnoschiuma che si e’ aperto
in valigia e mi ha inondato il beauty (dove apunto tenevo il coltellino – gran posto
eh?) di sostanza blu. Potrei raccontarvi che ho comprato un cuscino di quelli
bassi e semiduri come quelli su cui piace dormire a me (non come quelli enormi
piumosi dove la tua testa affonda nella notte e rischi di soffocare ogni minuto
di piu’), per poi scoprire che e’ duro quanto la roccia su cui dormi’ San
Francesco. Cuscino che peraltro annovero nella lista dei sospettati come causa
del fortissimo male al collo con cui mi son svegliato stamattina. Potrei dirvi
che al supermercato compro biscotti di seconda scelta e che sono buonissimi
cacchio! Grassi ma buoni! Insomma, avrei un sacco di piccole cose da dirvi, ma
passo oltre, non sono interessanti. Tipo sapere che qua PENNA e’ pronunciata
come PIN (il codice delle carte) e viceversa, non solo non e’ interessante, ma
da anche sui nervi per quanto mi riguarda.
Quindi, vado dritto ad una cosa a cui pensavo poco fa,
mentre per il terzo giorno di fila facevo scattare l’allarme antincendio (o
antifumo) cucinando una semplice pasta: la vita fuori di casa non e’ malaccio
credo. Mi alzo quando voglio, per ora, ho i miei orari per qualsiasi pasto, li
cambio ogni giorno perche’ mi piace essere variegato, mi faccio la spesa che
voglio, nessuno chiama al telefono per assillarmi e convincermi a cambiare
compagnia elettrica. Sembra forte! Chiaro: non faccio le pulizie, non cucino
per gli altri, non devo star dietro a tutte le menate casalinghe. Se lo facessi
davvero, vivrei in un porcile. Avrei delle capre come animali domestici. Ma fin
qua, la cosa mi convince.
Oggi alla fin fine oltre a non aver fatto nulla via di
piegare vestiti, fare una lavatrice, andare a fare spesa e comprare qualche
utensile, una cosa l’ho fatta: ho prenotato la Milford Track. Dicono sia il
sentiero piu’ bello al mondo, addirittura. Beh, bisogna farlano? Ebbene,
essendo lunga 53 chilometri e solitamente divisa su 4 giorni (per me 3 son
quasi troppi a dire il vero, visti dislivello etc) serve un alloggio notturno.
Qui le cose non sono come in America o ancor meglio, come in Italia. Da noi ci
sono bivacchi gratuiti, o come faccio io, tanti spazi erbosi dove piantare una
tenda for free. E’ casa mia come casa di chi mi governa la fuori. In America,
se dico una cosa del genere mi trovo in gabbia nella peggior prigione del Texas
di fianco ad uno stupratore seriale, quindi dico solo che ci sono tanti
campeggi disponibili per modiche cifre – diciamo tra i 15 e i 20 dollari. Qui
sono degli stronzi. Ecco. Backpacker-friendly.. haha. Non smettero’ mai di
dirlo. I backpacker che immaginano loro sono tedeschi figli del sig.Krupps in
gitarella di due mesi (pausa universitaria) che si possono permettere di fare
un giorno skydiving e il giorno dopo bungy. E quello dopo ancora, offrono da
bere giu’ a Queenstown. Sfortunatamente quello e’ il mondo dei sogni, e io devo
ancora trovarne l’entrata (ma quado lo faccio eh..), quindi mi limito a dire
che 54 fottuti dollari neozelandesi per una notte in uno hut della minchia –
per giunta senza doccia – sono una ladrata colossale. Il fatto e’ questo: sono
3 notti a 54 dollari l’una, piu’ il trasporto in barca all’inizio della trail, il
trasporto in barca alla fine della trail, e l’ultimo pezzo via bus. Totale per
camminare la Milford Track da Novembre ad Aprile? 324 maledetti dollari. Sono
sbiancato. E subito ho pensato al piano B, dove la B sta per BEARGRYLLS. Mi
caccio la tenda in zaino, salto in barca, e parto. Quando calano le tenebre mi
sistemo da qualche parte fuori dalla pista, pianto la tenda, e buonanotte al
secchio. Ma no! Dicono, dicono, che sia impossibile data la conformazione del
territorio: rocce glaciali e fitta foresta rendono impossibile anche sedersi su
un fazzoletto di terra dritta. Piovono imprecazioni senza soluzione di
continuita’. Mi arrendo e sgancio la grana.
Ma si, tutto sommato sono qui per questo: non per sganciare
a ripetizione – anche se alla fine quello e’ – ma per vivere il piu’ possibile.
Si vive una volta sola, e se c’e’ qualcosa di meritevole da fare la’ fuori, lo
si fa. Con senno, ma lo si fa. E questa era un’occasione che non potevo proprio
perdere.
Anche perche’, tanto per la cronaca, se non partivo sabato,
la prossima data disponibile era a fine stagione, APRILE.
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